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Intervista al Presidente della Commissione Agricoltura Filippo Gallinella: presente e futuro della nostra agricoltura, dalle Semplificazioni alle Tea

Tempo lettura: 6 minuti

(Agen Food) – Roma, 15 feb. – di Rosalba Teodosio – L’onorevole Filippo Gallinella è il Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. Abbiamo parlato con lui del presente e del futuro del settore primario, a partire dalle proposte di legge, dalle emergenze e dalle opportunità in campo.

1) Presidente Gallinella, veniamo a uno dei temi caldi di questi giorni: la peste suina africana. Lei ha lanciato l’appello al Ministro delle Politiche Agricole Patuanelli per la nomina di un commissario straordinario unico. Quali sono i rischi a cui va incontro l’Italia e in che modo la figura da lei evocata potrebbe essere di aiuto agli allevatori del nostro Paese?

Sin dal primo momento del rinvenimento del caso di un cinghiale affetto da PSA in Piemonte, ho ribadito la necessità di agire con immediata risolutezza e abbandonando ogni indugio. Ad essere a rischio, infatti, sono i nostri capi di bestiame e tutta una filiera agroalimentare made in Italy di qualità, che potrebbe andare incontro alla paralisi.

I ministri della Salute, Roberto Speranza, e delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, accogliendo il mio invito, hanno subito dato una risposta forte, sicura e determinata dapprima stanziando ben 50 milioni di euro per ristori agli operatori della filiera suinicola e poi nominando un super-commissario affinché si possa agire con risolutezza e mettendo in campo, senza indugio, le azioni di contrasto necessarie alla diffusione dell’epidemia.

Sono certo che le Regioni, sotto il coordinamento del super-commissario all’emergenza che abbiamo fortemente voluto, redigano nel più breve tempo possibile i piani di gestione e intervento per l’eradicazione della malattia, avvalendosi della competenza dell’Ispra e dell’Istituto Zooprofilattico di Perugia. Ritengo che l’esperienza della Sardegna dove, dopo anni, si sta finalmente vincendo la sfida contro questa malattia così infettiva, debba essere presa ad esempio, affinché non si vadano a pregiudicare le altre attività che rendono vivi e produttivi i singoli territori, oltre agli allevamenti.

Reputo fondamentale, infatti, avere una voce univoca che possa fare sintesi, in maniera immediata, delle possibili azioni da attuare nonché che abbia un approccio multidisciplinare contro un’emergenza che non conosce né i confini regionali né le procedure burocratiche. A tutti auguro buon lavoro e ricordo che il Parlamento è pronto a fare la propria parte.

2) Lei è primo firmatario della proposta di legge sulle Tecnologie di Evoluzione Assistita. Ci può spiegare gli obiettivi della sua iniziativa parlamentare?

L’obiettivo della mia proposta di legge è quello di fare dell’Italia un paese leader sulle TEA, le Tecniche di Evoluzione Assistita in agricoltura, per poter avere piante più sostenibili dal punto di vista ambientale, ridurre l’uso di fitofarmaci e aumentare le resistenze ai cambiamenti climatici, con oggettivi benefici per la produttività sempre preservando le peculiarità della biodiversità italiana.

Mi preme precisare che con l’intento della proposta normativa è quello di permettere la ricerca in campo aperto sugli organismi prodotti con tecniche di genome editing (mutagenesi sitodiretta) e cisgenesi, per fini sperimentali e scientifici sotto l’egida della ricerca pubblica. Ciò in coerenza con lo Studio della Commissione europea 29 aprile 2021 sullo stato delle nuove tecniche genomiche ai sensi del diritto dell’Unione e nelle more dell’adozione da parte dell’Ue di una disciplina organica in materia.

Il know-how oggi presente nei laboratori del Crea, l’ente di ricerca del Mipaaf, verrebbe trasferito in campo per comprenderne le potenzialità: alcuni esempi sono vitigni che ci permettano meno trattamenti per la peronospera o pomodori maggiormente resistenti alle orobanche.

3) Crede che l’opinione pubblica comprenderà le ragioni della posizione? Non c’è il rischio che i TEA vengano accostati agli OGM, così odiati nell’immaginario collettivo? Ci spiega le differenze?

Le TEA ci permettono di poter agire con forbici molecolari sul singolo mattoncino del DNA come accade già in natura ma con tempi molto differenti.

Per le stesse associazioni agricole, lo scenario è completamente diverso dagli OGM: le TEA, infatti, rappresentano una peculiarità tipica degli agricoltori che da sempre incrociano piante sessualmente affini per potenziare determinate caratteristiche.


Come dichiarato durante la conferenza stampa di presentazione della proposta di legge alla Camera dal presidente della Società Italiana di Genetica Agraria (SIGA) che raggruppa oltre 300 ricercatori, Edgardo Filippone, con le biotecnologie riusciamo a coniugare ricerca di base con ricerca applicata, per rispondere alle esigenze del comparto primario nazionale.

4) Quali sono i benefici che apporterà il suo ordine del giorno alla manovra relativo all’assegnazione di fondi ai vivai forestali?

Con il mio ordine del giorno, abbiamo impegnato il Ministero delle Politiche agricole a destinare ai vivai forestali parte delle risorse stanziate in Legge di Bilancio 2022, che ammontano a 420 milioni di euro.

Il commissario per l’ambiente Virginijus Sinkevicius ha battezzato la strategia comunitaria di piantumare tre miliardi di nuovi alberi dichiarando “Piantare gli alberi giusti, nel posto giusto, per lo scopo giusto”. Per far sì che il suo monito divenga realtà è fondamentale che le risorse siano destinate a potenziare i vivai forestali così da garantire la costante fornitura di materiale vegetale autoctono e mantenere quella biodiversità che, da sempre, contraddistingue il nostro Paese.

La vivaistica forestale, infatti, può svolgere un ruolo cruciale per aiutare a fronteggiare le grandi emergenze ambientali a scala locale e planetaria, contrastando l’effetto serra e la desertificazione nonché preservando la biodiversità. Abbiamo però bisogno di poter contare su ai forestali efficienti, funzionali e pronti a sostenere questo obiettivo sul fronte della sostenibilità.

5) Nel mese di dicembre ha partecipato alla presentazione dell’Annuario dell’agricoltura italiana, a cura dei ricercatori del Crea. Che cosa è emerso?

Il Crea ci offre ogni anno un dettagliato spaccato dell’agricoltura italiana e ci permette di fare alcuni ragionamenti di tipo strategico. La novità interessante di questa edizione è stata, a mio parere, lo studio sulla spesa pubblica e sul valore fondiario: quest’ultimo ci dimostra, analizzando le variazioni nel tempo, dove gli investimenti hanno portato valore aggiunto e dove, invece, non c’è stata una crescita e l’azione politica e gestionale, pertanto, andrebbero evidentemente riviste.

6) Presidente, quali sono a suo avviso le opportunità per l’agricoltura connesse al PNRR e le urgenze legate alla programmazione della nuova PAC per l’Italia?

Per l’agricoltura italiana ci sono circa 8 miliardi di euro a disposizione nel PNRR. Tra le opportunità per il comparto primario ci sono 500 milioni di euro per l’innovazione e la meccanizzazione, 880 milioni per la resilienza dell’agrosistema irriguo nonché 1,2 miliardi di euro per i contratti di filiera e di distretto (a valere sul fondo complementare), di cui 300 milioni esclusivamente dedicati al biologico.

Non mancano misure trasversali di interesse come il ripopolamento delle aree rurali e la digitalizzazione del SIAN nell’ambito del rinnovamento della Pubblica Amministrazione. Si tratta di un’occasione da non perdere: è un treno su cui bisogna salire per raggiungere il futuro e viverlo da protagonisti.

Anche nella PAC, il minimo comune denominatore è la “sostenibilità” che, ricordo, deve essere non solo ambientale ma anche economica e sociale per essere davvero efficace perché, altrimenti, rischiamo di trovarci un trattore fermo che non inquinerà ma non produce di sicuro né reddito né cibo. Un terreno non coltivato, poi, cattura meno CO2 e rischia di aumentare il dissesto idrogeologico.

7) Quali sono i suoi impegni futuri? Su cosa crede debbano concentrarsi Governo e Parlamento per la tutela dell’agricoltura italiana, soprattutto in tempo di pandemia?

Dobbiamo sostenere le imprese agricole e alimentari nella fase post-pandemica. L’aumento dei costi produttivi, dall’energia alle materie prime, sta mettendo seriamente in difficoltà anche le aziende più sane e redditizie. Dobbiamo continuare il lavoro portato avanti sull’accesso al credito, che ha permesso di iniettare 4,7 miliardi di euro grazie al Fondo di Garanzia di Mediocredito Centrale a cui si aggiungono circa 1,3 miliardi di euro di Ismea.

Inoltre, servono interventi strutturali sulla logistica, dove con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza abbiamo stanziato 800 milioni di euro, e sugli investimenti nelle rinnovabili. Il PNRR prevede fondi sia per l’agrisolare (1,5 miliardi di euro – sostituzione tettoie beni strumentali, stalle con pannelli solari) sia l’agrivoltaico (1,1 miliardi di euro – realizzazione di impianti fotovoltaici in connubio con le produzioni agricole secondo le linee guida che il CREA Ricerca si accinge ad emanare) sia gli impianti a biogas/biometano che permettono alle imprese di dar vita ad un’economia davvero circolare (1,92 miliardi di euro).

Infine, mi auguro che il Governo accolga le altre proposte contenute nella mia proposta di legge sulle Semplificazioni in Agricoltura, oltre a quelle già recepite in precedenti decreti, e che possa far propria anche la norma sulle TEA.

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