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Vino: il futuro è biodinamico. Le prospettive di Demeter Italia
(Agen Food) – Milano, 07 apr. – Demeter Italia, presente a Vinitaly con un proprio stand ospitante una collettiva di 6 aziende vinicole, ha organizzato il Convegno “Vino: il Futuro è Biodinamico”, che si è svolto lunedì 3 aprile dalle 15.30 alle 16.30 presso il Padiglione F – Organic Hall.
In occasione di questo incontro, moderato da Francesca Lucifero, sono intervenuti produttori vitivinicoli e operatori del settore che hanno raccontato le loro storie e si sono espressi sulle prospettive future per la viticoltura biodinamica.
Federica Camerani dell’Azienda Corte Sant’Alda di Mezzane di Sotto (Verona), ha scelto la viticoltura biodinamica “quando ancora non era di moda”, intraprendendo un percorso iniziato da sua madre, Marinella. L’azienda nasce nel 1986 a conduzione biologica, per diventare nel 2010 la prima azienda veronese certificata Demeter. Secondo Federica, il vino biodinamico sta attraversando un percorso di crescita qualitativa e chi lo produce non ha bisogno di “giustificarsi” su apparenti imperfezioni, che vengono apprezzate sempre di più dai consumatori che condividono questa filosofia.
Patrick Uccelli, vignaiolo ed enologo dell’Azienda Agricola Dornach di Salorno (Bolzano) ha ereditato la cantina da giovanissimo e – dopo aver studiato Steiner e i suoi scritti filosofici – ha deciso di convertirla alla biodinamica, con un obiettivo ben preciso: prendersi cura del sistema del suolo per dare vita alle piante e, di conseguenza, produrre alimenti sani: “La qualità del nostro pensiero è influenzata dal cibo di cui ci nutriamo. Il futuro della biodinamica? Essere veicolo di un prodotto dai contenuti sociali, ambientali e agricoli” ha dichiarato.
Ha offerto il suo contributo anche Camillo Zulli, Direttore Tecnico di Cantine Orsogna, una comunità con più di 300 vignaioli nel cuore verde dell’Abruzzo, sulle pendici della Maiella. Zulli ritiene importantissimo comunicare il lavoro che si cela dietro alla biodinamica per ridurre il dispendio di energia elettrica e gli sprechi in cantina. Ad oggi, oltre 700 ettari di vigneto sono coltivati con questo metodo, con vini certificati Demeter che subiscono una fermentazione a basse temperature, senza l’uso di solfiti, per un risultato il più naturale possibile. Tra i progetti in essere, il recupero delle vinacce per compostarle e ridarle al suolo.
La testimonianza del mercato è stata affidata ad Alberto Farinasso, Coordinatore Responsabile Velier SpA, azienda di importazione di vini e liquori fondata a Genova da Luca Gargano secondo il manifesto delle Triple A – agricoltori, artigiani e artisti. Farinasso sottolinea come la vendita di prodotti biodinamici sia in crescita, grazie ad un consumatore più consapevole.
“Anche se il movimento nasce quasi 100 anni fa è estremamente moderno, perché in futuro può aiutare combattere il cambiamento climatico e nutrire in maniera corretta piante, animali e uomini. La formazione nelle scuole in questo processo può acquisire un ruolo fondamentale, per comunicare valori di salute e sostenibilità” ha affermato Farinasso.
Il punto di vista dei degustatori è stato portato da Raffaele Fischetti, tra gli autori di Bibenda e Presidente della Fondazione Italiana Sommelier del Trentino-Alto Adige: “I vini biodinamici, non sono solo un effimero trend di mercato, ma sono capaci di trasmettere emozioni, per la loro ricchezza sensoriale e per l’impegno di chi li produce. L’associazione oggi, durante i propri corsi, dedica un’intera lezione a questo tipo di proposte, riscontrando un crescente interesse degli iscritti.
Il futuro del vino biodinamico appare quindi roseo: anche se la produzione rimane ancora una sfida, cresce la richiesta da parte del mercato di prodotto sano, che faccia bene all’ambiente e alla natura e questo non può che incoraggiare i produttori e tutti gli operatori della filiera, fino ai comunicatori a fare sempre di più e sempre meglio.