L’amore per gli avana di Alain e Sofia della casa del Habano di Mendrisio ed il premio Hombre Habanos

(Agen Food) – Mendrisio 24 mar. – di Massimiliano Cinque – Varcare la soglia della Casa del Habano di Mendrisio non è soltanto entrare in una tabaccheria: è attraversare un confine invisibile tra il quotidiano e l’incanto. È immergersi, senza accorgersene, in una passione autentica, quasi mistica, che Alain e Sofia sanno trasmettere con la grazia di chi vive ciò che ama.

Tra gli intenditori, i cultori, i fedeli del sigaro cubano, non si parla della Casa del Habano di Mendrisio – né tantomeno di quella di Lugano, sorella gemella – con il nome ufficiale assegnato da Habanos S.A. No. Si parla, con un sorriso e una luce negli occhi, di Alain e Sofia. Perché là, tra quelle pareti impregnate di storie e aromi, è il loro amore, la loro dedizione, ma soprattutto la loro amicizia discreta e preziosa, a fare la differenza. E così, il concetto stesso di “negozio” si dissolve, travolto da qualcosa di più profondo. Perché da Alain e Sofia non si entra per acquistare, ma per appartenere.

Inaugurata nel 2024, la Casa del Habano di Mendrisio ha rovesciato, con elegante determinazione, l’idea stessa di tabaccheria. Non più semplice luogo di acquisto, ma boutique raffinata, dove il lusso si intreccia con la storia, e la cultura del sigaro cubano diventa esperienza totale, sensuale, memorabile.

Qui, ogni dettaglio parla il linguaggio della passione e della cura: accanto alle vitolas più pregiate di Cuba, trovano spazio cocktail eseguiti con maestria, una carta dei vini che è un viaggio tra terroir nobili e sorprendenti, superalcolici rari come reliquie. E poi il cibo, l’ottimo cibo – perché il gusto, quello vero, non conosce compartimenti stagni. L’appassionato che vi entra non è un cliente, ma un ospite. Accolto con garbo, coccolato con discrezione, immerso in un ambiente in cui ogni oggetto, ogni fotografia, ogni reliquia cubana racconta una storia, vibra di significato, parla al cuore prima ancora che alla mente.

Così, seduto su una poltrona comodissima nel dehors, con la pioggia che cadenzava i secondi, un sigaro acceso tra le dita – dono di Alain e Sofia, come tutto ciò che conta: gratuito, spontaneo, sincero – ho potuto assaporare, boccata dopo boccata, non solo l’aroma avvolgente di un grande Habanos, ma anche l’emozione viva che la coppia ha portato con sé dal recente Festival del Habano, a Cuba.

Un’emozione che ha il peso delle cose vere, perché Alain ha ricevuto l’ambito titolo di Hombre Habano nella categoria Business, un riconoscimento che – nel mondo sigarofilo – ha lo stesso valore simbolico e prestigioso di un Oscar. Un premio più che meritato. Non perché parli un amico, onorato di esserlo, ma perché basta ascoltare Alain per pochi minuti, mentre racconta un aneddoto legato alla storia cubana, oppure la genesi di un raro humidor – magari firmato da Fidel Castro in persona, o scolpito secondo le visioni artistiche di Oswaldo Guayasamín – per capire che non si ha di fronte un semplice imprenditore. No. Si ha davanti un uomo che vive e respira la cultura del sigaro con la dedizione di un collezionista raffinato, la precisione di uno storico, la passione di un vero cultore.

E, senza scivolare nella retorica, vien da pensare a quella frase un po’ logora ma spesso vera: dietro un grande uomo c’è una grande donna. Ma qui no. Qui, Sofia non è dietro. È al suo fianco. Sempre. Con la stessa abnegazione, con una conoscenza dei sigari che stupisce e affascina, con uno sguardo che anticipa, intuisce, accompagna. Insieme, sono la coppia perfetta per raccontare, trasmettere, celebrare la cultura cubana del sigaro.

E allora, quel premio – l’Hombre Habano – non è soltanto un tributo ad Alain. È un inno a entrambi. Alla loro visione. Al loro amore. Ai loro sogni, che ormai sono anche un po’ i nostri.

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