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Dazi Usa e agroalimentare, un futuro incerto

  • Redazione Agenfood
  • FOCUS, NL

(Agen Food) – Roma, 21 lug. – di Massimiliano Cinque – Da mesi, tra annunci, retromarce, rivisitazioni e atteggiamenti spavaldi, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump — che afferma di voler proteggere il mercato interno e i produttori americani — minaccia di imporre dazi pesanti sui prodotti agroalimentari. Una mossa che potrebbe avere conseguenze pesantissime per le eccellenze italiane come salumi, formaggi e vini.

Nel 2024, gli scambi commerciali tra Italia e Stati Uniti sono saliti da 34 a 55 miliardi di euro, principalmente grazie alla forte riduzione del disavanzo nei prodotti dell’industria estrattiva, le cui importazioni hanno registrato un netto calo nei prezzi e nelle quantità. Tuttavia, il valore complessivo dell’export italiano di merci si è attestato lo scorso anno a 623,5 miliardi di euro (-0,4%), penalizzato in particolare dal crollo delle esportazioni verso la Germania (-5%). Nonostante ciò, si tratta di un +30% rispetto al 2019 (quando si fermavano a 480 miliardi). Ora, però, l’incognita dazi potrebbe rimettere tutto in discussione.

Secondo l’ICE (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), oltre 6.000 imprese con più di 140.000 addetti sarebbero potenzialmente esposte a un rischio elevato.

Alessandro Fontana, direttore del Centro Studi di Confindustria, lancia l’allarme: «L’impatto dei dazi americani potrebbe essere significativo. Se l’aliquota salisse al 30%, stimiamo fino a 38 miliardi di euro in meno di export verso gli Stati Uniti, su un totale attuale di 65 miliardi». A questo si aggiunge la svalutazione del dollaro, che da inizio anno ha perso circa il 13%: «In pratica, con dazi al 10%, per molte imprese italiane vendere in America diventerebbe il 23% più costoso rispetto al 2023 — sottolinea Fontana —, il che potrebbe tradursi in una perdita stimata di circa 20 miliardi di euro di esportazioni». Se i dazi dovessero salire ulteriormente, «l’impatto sarebbe ancora maggiore».

Le regioni italiane più colpite sarebbero quelle con il più alto valore aggiunto manifatturiero: Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana. Fontana precisa: «Il 99% dell’export colpito sarebbe costituito da beni manifatturieri, con l’industria meccanica particolarmente esposta»

A rilanciare l’allarme, oggi, è stato anche Giuseppe Lavazza, presidente del Gruppo Lavazza, che in un’intervista rilasciata a La Stampa ha parlato di dazi e del futuro incerto del mercato del caffè. «Temiamo un effetto domino che potrebbe generare un aumento generalizzato dei prezzi e, di conseguenza, una contrazione dei consumi». Secondo Lavazza, i dazi imposti da Trump al Brasile — fino al 50% — provocheranno un innalzamento globale del prezzo della materia prima, distorcendo l’intero mercato e rendendolo insostenibile.

Ma non è tutto. A preoccupare Lavazza sono anche altri due fattori di destabilizzazione: il nuovo regolamento anti-deforestazione dell’Unione Europea e la crisi legata al blocco del Canale di Suez. Sul primo punto, Lavazza spiega: «La normativa UE, che mira giustamente a contrastare il degrado forestale associato ad alcuni prodotti immessi sul mercato comunitario, pone però un problema concreto. In molti Paesi produttori di caffè, soprattutto quelli più fragili, non è applicabile nei tempi e nei modi richiesti. Si rischia di escludere dal commercio globale proprio i coltivatori più vulnerabili. Se da un lato negli USA potremmo non bere più caffè brasiliano, in Europa rischiamo di non ricevere chicchi da diverse nazioni africane e asiatiche — non perché responsabili della deforestazione, ma perché impossibilitate a conformarsi ai complicati meccanismi imposti dall’UE». Quanto al Canale di Suez, Lavazza sottolinea che i costi logistici sono aumentati fino a sei volte rispetto al passato, a causa dell’allungamento dei tempi di navigazione necessario per evitare l’area in crisi.

Ciò che accadrà nei prossimi mesi potrebbe realmente mettere in ginocchio molte aziende italiane ed europee, creando gravi difficoltà economiche e occupazionali. Forse l’obiettivo di Trump, attraverso l’imposizione dei dazi, è proprio quello di indebolire economicamente l’Unione Europea, alimentando tensioni tra gli Stati membri e cercando di negoziare bilateralmente con ciascuno di essi, nel tentativo di minare la coesione comunitaria. Su questo punto, a mio avviso, l’Europa deve mantenere la barra dritta, evitando di cadere in questo gioco cinico e divisivo. Serve una risposta unitaria, ferma e strategica, per difendere non solo gli interessi economici, ma anche la dignità politica dell’Unione.

Redazione Agenfood

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Agen Food è la nuova agenzia di stampa, formata da professionisti nel campo dell’informazione e della comunicazione, incentrata esclusivamente su temi relativi al food, all’industria agroalimentare e al suo indotto, all’enogastronomia e al connesso mondo del turismo.

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