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Di Loreto direttore generale di Confcooperative: “Una realtà che con Fedagripesca rappresenta il 20% del Made in Italy agroalimentare”  

(Agen Food) – Roma, 09 ago. – di Olga Iembo – “Viribus unitis” per dirla alla latina, nient’altro che “l’unione fa la forza”. Un proverbio, una verità innegabile. In tutti i campi e, oggi, più che mai in un settore come l’agroalimentare, dove le “aggregazioni” di operatori si sono dimostrate uno strumento appropriato per dare risposta alle più pressanti esigenze del mondo rurale italiano, agevolando la definizione di strategie condivise e il perseguimento di uno sviluppo collettivo. Ben accolte dagli operatori agricoli e del mondo rurale, le “unioni” si realizzano in diverse tipologie ma hanno dimostrato di funzionare bene, accrescendo e migliorando davvero le attività dei singoli, aumentando la protezione soprattutto delle realtà “più piccole”, e dando maggiore rilievo e visibilità ai prodotti di riferimento. Una delle realtà più importanti in Italia è Confcooperative, all’interno della quale Federagripesca riunisce le cooperative dell’agroalimentare. 

Fedagripesca, in particolare, rappresenta oltre il 20% del Made in Italy agroalimentare, il 45% della produzione lorda vendibile del vino italiano quasi il 40% della produzione lorda vendibile del comparto ortofrutticolo, il 41% del valore della produzione lattiero-casearia nazionale ed oltre il 50% del fatturato dei formaggi DOP; il 55% della produzione lorda del settore avicunicolo (uova, carne di pollame, conigli) e quasi il 20% della produzione trasformata dei comparti bovino e suino. Nella pesca la cooperazione rappresenta più di 3.000 soci, oltre 300 milioni di Euro di fatturato e l’80% della base produttiva a livello nazionale. Il 73% delle cooperative è attivo nel settore pesca e commercio dei prodotti ittici, più del 17% lavora nell’acquacoltura e circa il 10% opera nella ricerca e nei servizi ai pescatori. Le cooperative agricole, è dettagliatamente spiegato dall’ente – valorizzano il lavoro di oltre 410 mila soci produttori e danno occupazione a più di 80 mila persone. E, con le società di capitali controllate, realizzano un fatturato di oltre 30 miliardi di Euro.

A spiegare meglio questa importante realtà italiana ad Agen Food è Fabiola Di Loreto Direttore generale di Confcooperative.

Direttore, abbiamo visto di recente Confcooperative impegnata nell’ennesimo progetto di valorizzazione del cibo, del territorio e delle sue bellezze con la Guida sulle Terrazze Gourmet di Roma. In quell’occasione ha fatto riferimento al valore inestimabile della cooperazione, principio fondante della Confederazione…

“Le cooperative rivestono un ruolo di primo piano nel tessuto economico e sociale del nostro paese. Non parliamo solo di cibo e di territorio, ma di migliaia di aziende che operano trasversalmente nei settori dei servizi, della sanità e del sociale, dell’agroalimentare. E che contribuiscono alla crescita del Paese, a preservare il tessuto occupazionale e sociale di interi territori e arre marginali, a rispondere a bisogni di welfare e di assistenza di intere fasce della popolazione. La funzione della cooperazione è stata riconosciuta dalla nostra Costituzione, all’art. 45. La Confcooperative è nata nel 1919, si ricollega alla Dottrina sociale ed è oggi la principale associazione di rappresentanza del movimento cooperativo che incide sul Pil per l’8% e dà lavoro a oltre 1.300.000 persone, realizzando un fatturato di poco meno di 81 miliardi”.

Fa parte della vostra realtà anche Fedagripesca che rappresenta oltre il 20% del Made in Italy agroalimentare e che lei ha diretto per 18 anni. E’ una delle federazioni di punta, ce ne parla…

“Sì, prima di diventare Direttore Generale di Confcooperative, sono stata a lungo direttore della federazione agricola, che dal 2018 ha assunto il nome di Fedagripesca in seguito all’unione in un’unica federazione tra la Fedagri e la Federcoopesca. Le cooperative associate rappresentano non solo il 20% del Made in Italy agroalimentare, ma anche il 45% della produzione lorda vendibile del vino italiano e quasi il 40% di quella ortofrutticola e di quella lattiero-casearia nazionale. Le cooperative sono anche leader nella produzione dei formaggi Dop, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, all’Asiago. E vantiamo anche più della metà del fatturato del settore avicunicolo (uova, carne di pollame, conigli). È in forma cooperativa anche l’80% della base produttiva nazionale della pesca.

Secondo gli ultimi dati, le cooperative agricole valorizzano il lavoro di oltre 410 mila soci produttori e realizzano, attraverso anche le società di capitali controllate, un fatturato di oltre 30 miliardi di Euro”.

Quali sono i benefici concreti di chi aderisce a Confcooperative, perché far crescere tutti equivale a far crescere ciascuno?

“Siamo una organizzazione di rappresentanza che tutela gli interessi delle proprie associate, attraverso un’attenta e costante azione politico-sindacale che passa attraverso una interlocuzione con istituzioni, enti ed amministrazioni, a livello comunitario, nazionale e locale. Confcooperative dispone inoltre di una rete di servizi specialistici alle cooperative molto articolata.  Tuteliamo gli interessi delle nostre associate accompagnandole in tutti i loro percorsi di crescita. In particolare per le oltre 3.000 cooperative agricole e della pesca associate, la nostra organizzazione è in grado di offrire, attraverso i propri funzionari e di una rete di esperti collaboratori, un’azione di affiancamento e supporto per le loro diverse esigenze, dalla partecipazione a bandi pubblici alla richiesta di finanziamento, dalla stesura di programmi di promozione alla partecipazione a progetti, eventi o manifestazioni fieristiche per rafforzare la loro presenza sui mercati internazionali. Un lavoro premuroso che ci vede quotidianamente impegnati a dedicare lo stesso livello di attenzione sia alla cooperativa di dimensioni minori sia al grande gruppo cooperativo”.

Quando nel 2016 ha assunto questo suo importante incarico ha evidenziato che si trattava di “una fase in cui al Paese occorre più cooperazione per crescere e per rispondere ai tanti nuovi bisogni inevasi di territori e collettività”. Confcooperative ha risposto negli anni alle esigenze di cui parlava, in particolare nel settore agroalimentare?

“Posso dire di sì. Abbiamo messo esplicitamente e con forza le esigenze dei territori e delle collettività al centro delle nostre priorità e della nostra azione. Nel settore agroalimentare abbiamo provato a non lasciare indietro nessuno, prestando lo stesso livello di attenzione alle richieste delle grandi cooperative e dei grandi consorzi, così come delle piccole e piccolissime cooperative. Dialoghiamo con cantine pluripremiate e aziende titolari di grandi brand nazionali (Valfrutta, Cirio, Orogel, Melinda, solo per citarne qualcuna) a quelle che si occupano della gestione di aree boschive e forestali. Ci siamo anche resi protagonisti e promotori in questi anni di alcuni progetti di promozione nel settore agroalimentare. Voglio qui ricordare Think Milk, Taste Europe, Be smart, una campagna triennale cofinanziata dalla Commissione Europea per la valorizzazione di latte fresco e derivati, e Generazione Honey, un progetto per la promozione del miele italiano”.

Anche quello attuale è un momento storico particolarmente difficile per vari motivi, a partire dalle precarie circostanze geopolitiche i cui effetti si riverberano sulle attività produttive. Come sta reagendo Confcooperative a sostegno dei federati?

“Vorrei a tal riguardo fare una premessa fondamentale. Le crisi sempre più gravi che stiamo attraversando mettono ancora più in risalto quella che noi definiamo la ‘resilienza del modello cooperativo’, capace di mantenere la sua distintività, rappresentata principalmente da una filiera che fa produzione tracciata e italiana, valorizzando i prodotti degli agricoltori e dei pescatori, e investendo continuamente in ricerca e innovazione. Le cooperative sono infatti un modo di aggregare e integrare realtà di piccole e medie dimensioni, assicurando un reddito adeguato ai soci, senza delocalizzare i propri impianti di produzione e garantendo sempre una buona occupazione. Crediamo fortemente in questo modello imprenditoriale e il nostro obiettivo primario è proprio quello di valorizzarlo ulteriormente, promuovendo quindi forme aggregative e di concentrazione dell’offerta”. 

L’agroalimentare è un vanto oltre che un asset fondamentale per l’Italia, dal suo osservatorio privilegiato quali crede che siano le nuove sfide per il settore e cosa si augura per i suoi operatori?

“La nuova sfida del settore è quella di riuscire ad accompagnare la transizione ambientale, senza perdere di vista la sostenibilità economica e sociale. Per far questo occorre puntare con forza alla ricerca e all’innovazione, investendo nei processi di transizione digitale e nell’introduzione di nuove tecnologie. L’agroalimentare italiano ha poi dei limiti strutturali, che sono legati alla maglia poderale italiana, composta da aziende con una superficie media di 11 ettari, spesso a rischio chiusura. Aggregare i soci in cooperative per noi resta la strada vincente. Tutte le politiche della nostra Federazione puntano ad un rafforzamento delle filiere che faccia leva sull’aggregazione, strada maestra per dare maggiore reddito agli agricoltori”.

Redazione Agenfood

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Agen Food è la nuova agenzia di stampa, formata da professionisti nel campo dell’informazione e della comunicazione, incentrata esclusivamente su temi relativi al food, all’industria agroalimentare e al suo indotto, all’enogastronomia e al connesso mondo del turismo.

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