(Agen Food) – Alghero, 13 dic. – di Olga Iembo – Regione che vai dolce…
Disturbi alimentari, 3 milioni di malati, analisi e azioni di Animenta e Danone
(Agen Food) – Roma, 10 mag. – di Olga Iembo – Disturbi del Comportamento alimentare, un male subdolo e sempre più diffuso che attanaglia, si stima, oltre 3 milioni di persone, soprattutto i giovani. Un male complesso, di corpo ma soprattutto anima, non sempre facile da riconoscere e ancor più difficile da affrontare. Un fenomeno sempre più diffuso che, ancora, non trova una risposta adeguata nelle strutture di riferimento che sono poche, troppo oberate e, in molti luoghi, neppure ci sono.
Eppure, nel 2023 le morti correlate ai disturbi alimentari sono state 3.780 (fonte registo ReNcaM – Registro Nominativo Cause Morte) e fra gli adolescenti è la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Ce n’è abbastanza per “dare la sveglia” a una società che, nel suo complesso, soffre terribilmente sul piano psicologico ed esistenziale, oltre ad essere ancora schiava di modelli fisici ed estetici spesso lontani dalla realtà proposti e riproposti ossessivamente da imprese, media e soprattutto social, anche se qualcosa in tal senso comincia a muoversi.
Quest’anno, in occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla (15 marzo) dedicata alla sensibilizzazione e al contrasto dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), Danone Nutricia al fianco di Animenta ha supportato la realizzazione di una serie di laboratori creativi, di teatro e scrittura con l’obiettivo di fornire supporto a coloro che si trovano ad affrontare un percorso di recupero avviato o a chi si trova in lista d’attesa per accedere ad un percorso di cura.
Ne abbiamo parlato con Fabrizio Gavelli – Presidente e Amministratore Delegato di Danone Italia & Grecia e Aurora Caporossi – Founder e Presidentessa di Animenta.
Gavelli, Vi siete mossi con Animenta per la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata a sensibilizzazione e contrasto dei Disturbi del Comportamento Alimentare, perché? Cosa spinge una così grande azienda ad iniziative del genere?
“Questa iniziativa è parte di un più ampio impegno di Danone ad abbracciare cause di natura sociale. Già nel 1972 uno dei nostri fondatori, Antoine Riboud dichiarava che la responsabilità aziendale non si ferma solo ai cancelli delle fabbriche, inaugurando così il duplice impegno ‘economico e sociale’ di Danone. Da allora Danone si impegna ad avere un impatto positivo sull’ambiente e sulle comunità in cui opera e, questa idea, è diventata in Italia un nuovo modello di business chiamato Megafono sociale. Con il Megafono Sociale intendiamo amplificare l’impegno dell’azienda sul tema della sostenibilità stessa partendo dai nostri brand, perché crediamo che possano generare un impatto positivo sulla società attraverso il coinvolgimento delle persone in cause sociali. Questa iniziativa di sensibilizzazione e contrasto ai DCA pone le proprie radici proprio nel Megafono Sociale, grazie alla collaborazione di un partner esperto come Animenta, che ci ha aiutato a mettere a fuoco le azioni più appropriate per essere di supporto a quanti affrontano un Disturbo del comportamento alimentare”.
Caporossi, Come nasce Animenta, quali sono i suoi obiettivi e come intende raggiungerli?
“Animenta nasce nel gennaio del 2021 dalla mia esperienza personale, quando all’età di 16 anni mi sono ammalata di anoressia nervosa ma nessuno se ne era reso conto, ma nasce anche attraverso le parole di mia mamma che ha vissuto accanto a me questa malattia. Animenta lavora nell’ambito della prevenzione, del supporto e soprattutto della riabilitazione al fine di creare una continuità di supporto per chi vive un Disturbo Alimentare ma anche per tutti coloro che vivono accanto. Il nostro obiettivo è far sì che non ci sia più uno stigma sui disturbi alimentari e che tutti coloro che affrontano una malattia di questo tipo abbiano un adeguato accesso alle cure. Animenta, come racconto sempre, è quel luogo di cui io stessa avrei avuto bisogno quando mi sono ammalata e nessuno riusciva a capire che cosa mi stesse accadendo”.
Caporossi, I disturbi alimentari sono una realtà drammaticamente diffusa. Si parla di circa 3 milioni di persone che ne sono affette, soprattutto i giovani. A cosa è legato questo fenomeno così importante?
“I Disturbi Alimentari sono una delle espressioni del disagio e della sofferenza che caratterizza i nostri tempi, soprattutto quando parliamo dei ragazzi più giovani. Quello di 3.000.000, a mio avviso, è un numero che può essere letto da due prospettive. Da una parte un aumento così esponenziale di Disturbi Alimentari, parliamo di un +30% dopo il Covid (fonte: ISS), significa anche che a fronte di una maggiore informazione sulla salute mentale e più nello specifico sui Disturbi Alimentari, sempre più persone sono in grado di riconoscere un disturbo alimentare, i suoi sintomi e l’impatto che ha. Sono quindi di più le persone che, avendo una maggior consapevolezza della malattia, chiedono aiuto. Anche se non sempre si ha una presa in carico, perché molti centri per la cura dei DCA hanno liste di attesa che vanno, in media, da 6 mesi ad un anno. L’altra prospettiva risponde alla domanda: perché sempre più persone si ammalano di Disturbi Alimentari? Se da una parte l’isolamento dovuto al Covid 19 ha esacerbato i nostri comportamenti e le nostre emozioni, dall’altra parte non possiamo non considerare la multifattorialità dei Disturbi Alimentari in cui l’ambiente socio-culturale nel quale viviamo sta creando un terreno progressivamente sempre più fertile per l’insorgenza di una malattia che si esprime attraverso il corpo e il cibo, entrambi protagonisti indiscussi del teatro della nostra cultura. Il disagio giovanile è un trend in crescita da anni che sta incrementando sempre di più e il disturbo alimentare è un meccanismo di copyng che le persone ‘trovano’ per gestire le proprie emozioni. Riconoscere l’impatto dei Disturbi Alimentari e il loro significato è uno dei passi da compiere per diminuire quella che tutti chiamano ‘epidemia silenziosa’”.
Presidente Gavelli, secondo lei le grandi aziende, di tutti i settori, quale responsabilità hanno nel proporre determinati modelli estetici?
“Penso che le grandi aziende, indipendentemente dal settore in cui operano, abbiano una grande responsabilità: abbiamo la possibilità di parlare a un grande pubblico tramite una moltitudine di canali ed è per questo che è nostro compito utilizzarli per veicolare messaggi positivi e soprattutto favorire una corretta informazione. È importante riconoscere che i messaggi proposti dalle aziende possono avere conseguenze profonde sulla salute mentale e fisica delle persone; c’è ancora tanta strada da fare, ma sempre più realtà si stanno impegnando nel promuovere narrazioni attente e rispettose delle persone: questo quantomeno è quanto intendiamo fare noi con i nostri laboratori ‘dell’anima’, per usare un termine preso in prestito al nostro partner di questo progetto, Animenta”.
Caporossi, come agire di fronte ai disturbi alimentari? Quando rivolgersi agli specialisti?
“La premessa che va fatta è che i disturbi alimentari non riguardano solo il corpo e il cibo ma il rapporto che si ha con corpo, cibo e peso è l’espressione di un dolore profondo che non si riesce ad esprimere a parole. Riuscire a comprendere questo è molto complesso perché non sempre riusciamo a vederlo. Il ruolo più complesso è spesso proprio quello delle persone che vivono accanto a chi soffre di un DCA perché non sai cosa fare e sembra che tutto quello che dici e/o fai non venga ascoltato, visto e percepito. Questo accade perché i disturbi alimentari, soprattutto nella fase inziale della malattia, non sono visti (da chi ne soffre) come un problema da risolvere, una malattia da curare. Rappresentano (in apparenza) un meccanismo di sopravvivenza che la persona ha fatto suo per gestire qualcosa di più grande e complesso. Premettendo questo è importante evitare qualsiasi tipo di commento sul corpo o sul cibo che non fanno altro che alimentare la malattia e allontanano la persona isolandola sempre di più. Quello che si può fare è ciò che noi in Animenta chiamiamo ‘la porta socchiusa’ ovvero mantenere una presenza costante e non invadente. Una presenza che fa capire alla persona che noi l’abbiamo vista, che siamo qui ma, soprattutto, che non la giudichiamo. Contemporaneamente possiamo informarci per capire cosa è un Disturbo Alimentare, rivolgerci a dei professionisti esperti in questa malattia al fine di capire che ambiente costruire in famiglia, con i propri compagni o in qualsiasi ambiente quella persona viva. Possiamo parlarne anche con il nostro medico di base o con il pediatra per poi muoverci sul territorio cercando il centro di riferimento per la cura di questa malattia che purtroppo, nonostante l’alta domanda di cura, non sono abbastanza”.
Gavelli ritiene che il fenomeno di cui parliamo sia sufficientemente attenzionato in Italia?
“C’è attenzione, ma non è mai abbastanza. Soprattutto non possiamo pensare di circoscrivere tutto alla Giornata Nazionale dei Disturbi Alimentari del 15 marzo. Il messaggio che dobbiamo impegnarci a diffondere è che si tratta di un’epidemia silenziosa, che rientra tra le malattie mentali che attraverso il corpo rivelano un disagio psichico, colpendo individui di tutte le età e contesti socio-economici: una consapevolezza che dobbiamo sempre più rafforzare nell’opinione pubblica. Ma non si tratta solo di creare consapevolezza ma anche di agire, con iniziative concrete, che abbiano un impatto sulla vita delle persone”.
Gavelli, intanto Danone vuole fare la sua parte, con questi laboratori creativi, avete anche altre iniziative in programma?
“I laboratori realizzati da Animenta e ospitati nella sede di Danone Nutricia sono sicuramente il primo passo di un percorso che stiamo costruendo e che risponde proprio al modello del ‘Megafono Sociale’: partiamo dalla causa per arrivare alle persone, ai media e all’intera opinione pubblica. Attualmente abbiamo previsto 25 laboratori creativi che coinvolgono 15 ragazze e ragazzi nel corso di ogni incontro. I laboratori si svolgeranno due volte al mese. Nell’ambito del progetto, oltre ai laboratori creativi promossi da Animenta, saranno organizzati 2 laboratori informativi dedicati alla nutrizione, per la cui realizzazione Danone Nutricia con Fortini metterà a disposizione esperti – dietisti e nutrizionisti – che terranno le lezioni, oltre a degli incontri destinati ai genitori. Nella convinzione che affrontare i DCA richiede un approccio olistico che coinvolga la mente, il corpo e lo spirito. In questo contesto, i corsi di creatività, di teatro e di scrittura risultano come strumenti potenti nel percorso verso la guarigione e il benessere per le persone affette da DCA”.
Caporossi, i giovani rappresentano sicuramente la fascia più a rischio quando si parla di DCA: come sta andando il progetto dei laboratori creativi e che impatto sta avendo sui ragazzi coinvolti?
“Ve la faccio raccontare con le parole di Rachele che ha già partecipato da alcuni dei nostri laboratori: ‘Mi vengono in mente in particolare due cose. La prima è che durante i laboratori di scrittura sto imparando ad esprimere le mie emozioni, la mia persona e come mi sento attraverso la parola, strumento che spesso si fatica a usare durante la malattia. E la seconda è che non sono sola, ho vissuto momenti di condivisione intensi con altre persone che mi hanno arricchita di strumenti che sto imparando ad usare nella quotidianità per superare le difficoltà’. I laboratori creano luoghi in cui ogni persona è accolta e messa al centro, in cui ogni storia è ascoltata ma soprattutto sono luoghi in cui non c’è alcun giudizio. I laboratori abbattono le barriere e creano relazioni costruttive tra i partecipanti al fine di permettere, a chi vive o ha vissuto un disturbo alimentare, di ritrovare una socialità, di costruire nuovi legami che spesso facciamo difficoltà a trovare”.