(Agen Food) - Roma, 06 nov. - La birra, nella cultura occidentale, è stata spesso…
James Bond: 70 anni di agitato, non mescolato
(Agen Food) – -Roma 5 ott.- di Massimiliano Cinque – Alle prime luci dell’alba, in una splendida mattinata del 1952, nella casa affacciata sul Mar dei Caraibi sull’isola di Goldeneye, Ian Fleming si sedette alla sua scrivania, davanti alla sua iconica macchina da scrivere dorata.
Fu in quel momento che iniziò a dare vita al suo primo romanzo, Casinò Royale. Nei 12 anni successivi, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 12 agosto 1964, Fleming scrisse 12 romanzi e due raccolte di racconti brevi. Al centro delle sue storie, un agente britannico del MI6 al servizio segreto di Sua Maestà, nome in codice 007, meglio conosciuto come James Bond.
Con oltre 100 milioni di copie vendute, tradotte in più di venti lingue e distribuite in ogni angolo del mondo, la saga ha lasciato un segno indelebile nella cultura popolare. Sono stati prodotti 25 film ufficiali e 3 apocrifi, interpretati da attori che hanno definito intere generazioni cinematografiche e tendenze culturali. Club ufficiali sono sorti, dove il motto era comportarsi e vestirsi come 007; il personaggio ha alimentato dibattiti e controversie sul costume e la moralità, ma, soprattutto, ha generato incalcolabili milioni di introiti grazie a un fiorente merchandise che ha trasformato James Bond in un’icona globale.
Oltre agli abiti impeccabili e al suo innato savoir-faire, Bond coltivava una passione per le automobili – indimenticabili la Aston Martin DB5 e la Lotus Esprit. Tuttavia, un aspetto ancora più centrale nella sua vita, quasi un vizio, era l’alcol.
Il rapporto tra James Bond e l’alcol è complesso: un legame stretto, combattuto, chiarificatore, ma anche mercificato. Più di ogni altra cosa, è un legame d’amore. Sia attraverso la penna di Ian Fleming, sia nelle trasposizioni cinematografiche, 007 appare quasi sempre con un drink in mano, che lo accompagna nelle missioni, nelle partite ai tavoli da gioco o nei suoi corteggiamenti audaci. L’alcol diventa per Bond uno strumento per affrontare il pericolo con freddezza, senza mai lasciarsi sopraffare dalla paura.
James Bond vive l’alcol, e in qualche modo vive per l’alcol. Nel racconto Thunderball, pronuncia una delle frasi più iconiche tra i fan: “È solo che preferisco morire di alcol piuttosto che di sete.” Un’affermazione che incarna perfettamente la sua filosofia di vita sfrontata e coraggiosa.
Considerando i libri di Fleming, poiché le trasposizioni cinematografiche hanno subito nel tempo numerosi cambiamenti a causa di accordi con sponsor, James Bond mostra una predilezione particolare per vodka e champagne. Beve molto e una varietà di alcolici piuttosto eterogenea, tanto che, se volessimo essere pignoli, potremmo definirlo un bevitore incoerente.
Dalla lettura emerge un Bond che sorseggia Bordeaux bianco, Dom Pérignon del 1946 (considerata una pessima annata), vodka con acqua tonica, champagne Taittinger (il suo preferito), whisky e soda, doppio bourbon con acqua e molto ghiaccio, champagne Pommery del 1950 servito in una coppa d’argento anziché di cristallo, poiché il metallo conserva meglio il freddo del vino. E ancora: Martini con vodka e scorza di limone, gin con acqua tonica, Rosé d’Anjou (un vino francese della Loira) ghiacciato, cognac Hennessy Tre Stelle, Mouton Rothschild del 1953 (un vino rosso Premier Cru di Bordeaux), Calvados invecchiato 10 anni, champagne Krug e Veuve Clicquot, e whisky Haig & Haig Pinch-Bottle.
“James Bond beve cose straordinarie, ma gli manca lo slancio del vero intenditore,” affermò lo scrittore Piero Accolti. “Beve come una persona di mondo: viaggia molto, conosce e, naturalmente, è ricco.”
In realtà, l’incoerenza alcolica di Bond era un elemento voluto da Ian Fleming, un gioco ironico con i suoi lettori. Fleming si divertiva a inserire errori deliberati nelle descrizioni, aspettando con impazienza le numerose lettere di protesta, rettifica e precisazione. Lui stesso dichiarò: “Cerco sempre di mettere nei miei libri qualche grosso errore, così la gente scrive per protestare, e il mio editore si convince sempre di più di quanto io sia importante.”
Se da un lato molte delle bevande preferite di James Bond sono rimaste impresse nella memoria dei fan e degli esperti di beverage, c’è un drink che è diventato un patrimonio mondiale della mixology: il Vesper.
La sua storia è controversa e unica, poiché un solo passaggio nella letteratura ha reso immortale questo cocktail. Infatti, il Vesper viene menzionato solo in Casinò Royale e, dopo la morte della prima Bond Girl, Vesper Lynd, non appare più nella saga. Tuttavia, la sua fama era ormai consolidata. Curiosamente, come confermato dallo stesso Ian Fleming, non fu lui a inventare il Vesper, bensì il suo amico Ivar Bryce. Quando Bryce fece assaggiare il cocktail a Fleming, quest’ultimo lo trovò disgustoso e sgradevole.
Nel capitolo 8, intitolato “Pink light and champagne”, Bond ordina per la prima volta il drink, descrivendo con precisione la ricetta al barman: “Tre parti di Gordon’s, una di vodka, mezza di Kina Lillet. Agitalo bene finché non è ghiacciato, poi aggiungi una grossa scorza di limone.” Bond aggiunge che è una sua invenzione e che lo brevetterà non appena troverà il nome giusto. La scoperta del nome avviene poco dopo, quando, di fronte alla bellezza incommensurabile di Vesper, Bond decide di dedicare a lei il cocktail, poiché ha un suono perfetto ed è il miglior drink da gustare all’ora dei vespri.
Ma la storia non finisce qui. Il resto lo scopriremo sorseggiando un Vesper. Per ora, godiamoci questo 5 ottobre, il Global James Bond Day, brindando alla leggenda di 007.