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Libri: Piero Migliacci, che bel piacere per un barbiere di qualità
(Agen Food) Roma, 6 nov. – di Massimiliano Cinque – Non appena misi piede nell’Antica Barberia di Peppino, nel cuore di Roma in via della Vite, fui accolto dalla visione che mi ha donato energia: tra forbici, pettini e lozioni, spiccavano due oggetti tanto inattesi quanto emblematici, una medaglia dorata con l’effigie di Gioacchino Rossini ed un sigaro cubano.
La spiegazione del primo balzava subito alla mente. Il Maestro Rossini, nel 1815, donò al mondo quel capolavoro assoluto che è Il Barbiere di Siviglia, ispirandosi al romanzo di Pierre Beaumarchais; ed in quell’angolo di mondo dedicato all’arte della barba, quella medaglia ricordava ad ogni cliente l’eco di Figaro.
E poi, Piero Migliacci, classe ’37, custode e anima dell’Antica Barberia, è un uomo affascinante e dinamico, sempre pronto a scambiare una parola, ad ascoltare ad andare oltre il suo “semplice” mestiere. Proprio come Figaro, Piero è un factotum della vita – non solo della città – e il suo salone, traboccante di fotografie ingiallite, dediche sentite, libri ricercati e medaglie, è la testimonianza vivente di un’esistenza vissuta come un romanzo.
Non a caso, la giornalista Veronica Meddi, ne ha colto l’essenza e, sotto la collaborazione della Casa Editrice Manfredi, ha dato alle stampe La Vittoria di Piero, rendendo omaggio alla vita straordinaria di quest’uomo che, tra le mura della sua barberia, ha inciso un piccolo pezzo di storia romana.
La presentazione del libro, in un salone gremito di attori, politici e con la straordinaria presenza del Maestro d’Orchestra James Conlon, si è aperta sulle note di un’esecuzione memorabile: il tenore Alessandro Fantini, non potendo cantare il celebre Largo al Factotum per voce baritonale, ha scelto invece un’aria che nelle sue battute finali incarna l’essenza stessa della vita di Piero: il Nessun Dorma dalla Turandot di Puccini. È seguita poi la lettura di alcuni passaggi del libro, interpretati magistralmente dagli attori Giulia Fiume e Federico La Pera.
Durante una conversazione con la giornalista Veronica Meddi, emerge che l’idea del libro è nata dal desiderio di trasformare un uomo comune in un “supereroe”, dotato di un mantello invisibile fatto di caparbietà e determinazione, che lo porta a superare ogni ostacolo per raggiungere i suoi obiettivi. Racconta di come Piero abbia iniziato, sin da giovane, a coltivare la volontà di mettere il suo talento al servizio degli altri. Siamo nel 1958, e nelle case italiane, alla radio e sui rari schermi televisivi, risuonano le note del Festival di Sanremo: il giovane Piero, incantato dalle voci di Johnny Dorelli e Domenico Modugno che trionfano con l’intramontabile Nel Blu dipinto di blu, sogna un giorno di tagliare i capelli a celebrità e personaggi illustri.
Dopo il trasferimento dalla Calabria a Roma, quel sogno sembra prendere forma quando, un giorno, si ritrova ad accogliere proprio Johnny Dorelli come cliente. Nel capitolo VIII, intitolato Il Terzogenito, si racconta come Dorelli, non volendo più affidarsi ai servigi di Peppino, scelga il giovane Piero per il suo talento.
Veronica Meddi spiega come il suo incontro con Piero sia avvenuto grazie al fotografo Tommaso La Pera, vicino agli ambienti teatrali e cinematografici, e come la storia di Piero abbia trovato nel libro la propria dimensione. D’altronde, persino il figlio di Piero, Alessandro, ha calcato le scene internazionali, recitando accanto a Roberto Benigni nel film To Rome with Love di Woody Allen, quasi a confermare come l’arte, in tutte le sue forme, sia di casa nell’Antica Barberia.
Ma soprattutto, la giornalista racconta quanto sia stato naturale immedesimarsi nella figura di Piero, legata a lui dalla stessa testardaggine e dalla comune voglia di riscatto. Aggiunge, inoltre, che durante il difficile periodo del Covid, Piero l’ha aiutata a superare le paure che la pandemia aveva generato dentro di lei, con la sua presenza rassicurante e la forza di chi ha già affrontato e vinto tante battaglie.
Invece con Piero ho voluto esplorare temi sociali, la sua esperienza, il suo vissuto, i suoi occhi e le sue orecchie hanno visto e ascoltato Roma per decenni, attraversando ogni suo angolo e sfumatura. E così, stuzzicato dalla mia domanda, Piero esprime con schiettezza la sua critica alla crescente indifferenza, alla freddezza e al cinismo di una parte della popolazione.
Ma le parole più aspre sono per la politica, per le amministrazioni comunali che, secondo lui, non hanno saputo riconoscere il valore e la bellezza di Roma, trascurando il ruolo che la città dovrebbe rivestire a livello mondiale. Il suo rimprovero si estende alla scarsa cura per la salvaguardia del centro storico, che ogni giorno di più sembra impoverirsi e perdere la sua anima.
Prima di raccontare il significato del secondo oggetto che ha catturato la mia attenzione, Piero condivide la storia di come sia nato e si sia sviluppato il suo rapporto con il Principe Ruspoli Sforza. Iniziato come un semplice dono – un libro con dedica per l’Antica Barberia – questo legame si è trasformato negli anni in un’amicizia autentica, suggellata da una nuova dedica: “A Piero con antica amicizia.” Un motivo di grande orgoglio per lui, come lo è stato il riconoscimento di altri illustri ospiti, fra cui il Re Juan Carlos I di Spagna, che hanno apprezzato la sua gentilezza e ospitalità.
Ed ecco il sigaro: un oggetto di grande fascino, scuro, segnato dal tempo, con foglie leggermente crepate e la fascetta ingiallita. Quando gli chiedo chi gliel’abbia regalato, Piero mi svela che era di Fernando, un suo collaboratore fidato da oltre diciotto anni. In questo racconto emerge tutta l’umanità di Piero e il suo profondo senso di gratitudine verso i collaboratori, cuore pulsante dell’Antica Barberia, così come verso sua moglie Carmela, fonte di sostegno, e verso il figlio Alessandro, che rappresenta una visione e uno slancio verso il futuro.
Piero è proprio questo: un uomo anziano nell’età ma giovane di ore. Un barbiere che ha tagliato i capelli a celebrità, ascoltato segreti inconfessabili e vissuto ogni piega della sua Roma. Così, il romanzo della sua vita non può che essere letto come un viaggio di umanità e di storia.