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Nethuns Gin: il mito in bottiglia

(Agen Food)- Roma, 31 gen. – di Giulia Ippolito – Nel cuore della Maremma Laziale, a nord di Roma, si estende un territorio rurale che, pur essendo plasmato dall’uomo nei secoli, conserva ancora l’impronta selvaggia delle sue origini. Qui nasce Nethuns Gin, un ambizioso progetto di Corrado Trelanzi, che ci racconta l’emozione e la difficoltà di creare un prodotto da zero, con il coraggio di inseguire le proprie passioni.

Il Nethuns Gin nasce in un territorio ricco di storia come la Maremma Laziale. In che modo questo ambiente ha influenzato la creazione del tuo gin?

Direi che Nethuns Gin è una diretta conseguenza della storia che impregna il suo territorio. Mi spiego meglio: queste campagne e queste rive antiche sono state prima il cuore dell’egemonia navale e commerciale degli Etruschi e poi il palcoscenico della grandezza romana.

L’uso e il commercio delle spezie si perde nel mistero delle origini del popolo etrusco, tutt’ora controverse, ma viene sostenuto e alimentato dalla straordinaria porta sul mondo rappresentata dal Mediterraneo. Nei secoli successivi l’Italia tirrenica – dai Romani fino alle esperienze medievali dei monasteri – è stata un continuo laboratorio di ricerca su spezie, erbe officinali, botaniche per l’epoca esotiche, alla ricerca di essenze, sapori, profumi e droghe. Abbiamo in Italia, a partire dal centro, un know-how enorme derivato da pratiche cerimoniali, mediche, usi alimentari e gastronomici, compreso il beverage: basti pensare ai vini speziati etruschi e romani.

Così noi, in qualche modo, raccogliamo e imbottigliamo questa raffinata eredità. Aiuta molto avere a disposizione un ambiente, certo addomesticato, ma che conserva ampie aree ancora tenacemente selvatiche e offre una impressionante varietà di ambienti, e conseguentemente una grande varietà botanica: la Maremma Laziale infatti, nella sola fascia litoranea (il playground di Nethuns Gin, ma in generale di tutta la nostra liquoristica) spazia dagli ambienti rupestri e aridi dell’area dei Monti della Tolfa, passando per boschi e paesaggi rurali di collina a pascolo e seminativo, che si fondono con la riva del Tirreno integrando macchia mediterranea “alta” e “bassa”, zone umide e palustri, sino ai micro-ambienti di duna. Che desiderare di più!

La Maremma Laziale è una terra dove il mare e la terra si incontrano. Come questa dualità si riflette nel processo di produzione e nel carattere di Nethuns Gin?

La dualità campagna/mare è la cifra intima del nostro gin. La si ritrova dalla fase iniziale della ricetta, se vuoi del progetto, che mette assieme botaniche agricole e litoranee, fino al finale del sorso quando assieme alle resine di coda in bocca resta una sorprendente nota salina data da salicornia e fInocchietto marino.

Tra l’altro quest’ultimo, così come le gemme e le pigne del pino marittimo, è reperito tramite raccolta spontanea, in un punto del litorale che ho molto caro, proprio tra gli ultimi sassi salati e l’acqua: che è letteralmente “dove il mare e la terra si incontrano”. Carattere, sì, ma soprattutto anima.

Qual è il significato di “Nethuns” e cosa rappresenta questo riferimento culturale per te e per il tuo prodotto?

Nethuns è il nome del Dio etrusco del mare e di tutte le acque dolci, corrispettivo del greco Poseidon e precursore del successivo Nettuno romano. È stato da subito il nome che ho scelto per questa bottiglia, senza rivali, per tutti i motivi di cui sopra (in realtà più che per questa bottiglia dovrei dire per questa linea, perché nei progetti sto lavorando ad un Navy Strenght, un Distilled e ad un Old Tom, che faranno compagnia al London Dry).

La bottiglia di Nethuns Gin è tanto affascinante quanto il gin stesso, con il suo design che evoca un po’ di alchimia e di natura selvaggia. Come hai concepito il design della bottiglia e quale messaggio volevi trasmettere?

Qui ti devo dare due risposte, una riguarda l’oggetto bottiglia, il vetro, e l’altra riguarda il design in senso artistico, parlo del nostro bellissimo Ippocampo. Le due cose sono strettamente correlate.

Trovare un vetro è stata un’impresa piuttosto difficile, ci sono in Italia ottimi produttori, con proposte molto attraenti (lasciami sottolineare che la filiera di Nethuns Gin è totalmente nazionale: dal contenuto, al contenitore, ad ogni elemento del decoro e del packaging), eppure non mi sembrava mai di avere in mano “LA” bottiglia di Nethuns Gin.. Ma su questo ora ci torniamo.

Parallelamente, ho dato in mano alla bravissima illustratrice con cui collaboro, Carola Ghilardi, i miei appunti e i miei desideri per una veste grafica: un po’ continuando il discorso della domanda precedente, avevo deciso che l’icona più adatta a rappresentare il nome di Nethuns non poteva che essere il suo attributo divino più evocativo, un Ippocampo: questa chimera mitologica con tronco e testa di cavallo e corpo di mostro marino incarna perfettamente la dualità di terra e di mare propria del nostro gin. Per legarlo ulteriormente al prodotto, via via che veniva illustrato, ho deciso di equipaggiarlo con un palco di corna fatto di rami di ginepro contorti e nodosi, e anche che sarebbe stato messo all’interno del vetro, come immerso nelle “profondità del gin”.

A questo punto eravamo innamorati di lui e, tornando al vetro, abbiamo iniziato a montarlo in dei mock-up con varie bottiglie che erano nella short-list delle preferite. È qui che è scoccata la scintilla con questo vetro incredibile, tutto sfaccettato, di Cantini Vetro! La bottiglia era nata da sola: non si poteva fare a meno di quell’effetto un po’ anni ottanta del gioco di rifrazioni, che rende l’illustrazione più potente, misteriosa e sfuggente, e fa sembrare l’ippocampo visibile e non visibile come fosse guardato attraverso l’acqua.

Un ultimo cenno a quei numeri romani in etichetta: III, IV, IX, rappresentano la ricetta e sono i 19 ingredienti totali, più il ginepro che è sottinteso. Tre sono le signature botanicals: ginestra, salicornia e finocchietto marino. Sette sono botaniche di architettura aromatica del gin, e vanno a costruire assieme al ginepro l’aroma generale, la parte speziata e quella agrumata. Nove sono essenze del territorio laziale, alcune per la parte agricola ed erbacea, e altre per alcuni.. effetti speciali.. l’unico che rivelo è il contributo della nocciola, anche quella laziale DOP, che regala la grande morbidezza in bocca e sulla lingua che caratterizza Nethuns Gin se bevuto liscio, un aspetto a cui tengo molto.

Guardando alla nascita di Nethuns Gin, c’è un momento particolare che ricordi con maggiore orgoglio o emozione? E un momento particolare di difficoltà?

Questa domanda mi fa un pochino emozionare.. In effetti tutto il percorso che ho fatto è stato un’altalena di soddisfazioni e delusioni. Le prime distillazioni sono avvenute con aggeggi piuttosto discutibili: ricordo il primo alambicco, era un po’ deformato ma mi sembrava in condizione di funzionare, invece non aveva assolutamente incastro e tenuta e uscivano tantissimi vapori di alcol; lavoravo su fornello e non su piastra elettrica quindi finivo, per non rischiare, con il sigillare tutto con un impasto di acqua e farina.

Tra l’altro non era allacciato con l’acqua corrente, quindi la ricondensazione la ottenevo gettando ghiaccio nel secchiello della serpentina, con le mani tutte infarinate. Poi ci siamo evoluti, per fortuna. Comunque, ad ogni difficoltà o fallimento, mi segnavo sul quaderno alla pagina di quella prova: “non ho fallito, ho trovato un altro modo che non funziona per fare gin”. É la solita parafrasi di un aforisma attribuito a Edison.

Frase arcinota, si usa un po’ per tutto, però aiutava a prenderla con ironia e leggerezza. Ma il momento più emozionante è stato senza dubbio la prima cotta nell’alambicco di produzione, quando con un grosso fiotto è uscito il primo vero Nethuns!

Quali sono i tuoi piani per il futuro di Nethuns Gin?

Parlerei piuttosto del futuro di Genius Loci Srl, la mia azienda di liquoristica, della quale Nethuns Gin rappresenta il primo passo. L’idea è quella di consolidarsi e di fondare un impianto dove avviare la parte delle infusioni, per firmare anche amari e liquori soprattutto per l’universo mixology. Riguardo il gin, come ho già accennato rispondendo a una precedente domanda, vorrei che Nethuns diventasse una Line-up di gin.

Ho in cantiere almeno altre 3 tipologie nel filone territoriale che sto esplorando: un Distilled Dry, la versione Navy Strength del London Dry originale e infine un “Old Tom” che è una tipologia che mi attrae moltissimo.

Forse, ma qui devo digerire l’idea, potrebbe vedere la luce anche una etichetta Low Alcol, ma è solo un’ipotesi perché non ho una vera spinta che mi appassioni alla cosa, forse per rigidità mentale, anche se ne riconosco il senso e la bontà del posizionamento commerciale; se troverò la “fiamma”, ci lavorerò su. Per adesso, comunque, il primo traguardo è allacciare dei buoni rapporti di rappresentanza e di distribuzione, sto aspettando di trovare il partner ideale.

Giulia Ippolito

Agenfood
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