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La Via Nazionale del Castagno: presentato il progetto
(Agen Food) – Bologna, 28 set. – di Claudia Pollara – L’Associazione nazionale Città del Castagno ha presentato il progetto “La via nazionale del castagno” a Castel del Rio, in provincia di Bologna.
L’obiettivo è quello di qualificare e promuovere sempre di più i castagneti tradizionali italiani, tutelando la loro produttività, valorizzando il lavoro dei castanicoltori e preservando il patrimonio culturale dei castagneti storici e delle attività annesse. Hanno dichiarato il proprio interesse per lo sviluppo del progetto: il Gal dell’Appennino bolognese, il BioDistretto dell’Appennino Bolognese, l’associazione IT.A.CÀ.
“La via nazionale del castagno” si snoderà per 2.200 km, collegando tra loro i castagneti dell’arco alpino e della dorsale appenninica, senza trascurare la Sardegna e la Sicilia. Sono previsti ulteriori collegamenti con le vie del castagno europee. Tramite i percorsi già esistenti del Cai, si potrà arrivare ai territori castanicoli delle aree più interne e si potranno visitare le aziende e le fattorie didattiche che spiegheranno tutto il processo che c’è dietro, ad esempio, a una castagna essiccata in sacchetto o alla farina di marrone.
Monia Rontini, membro del consiglio direttivo dell’Associazione, nonché vicepresidente del Consorzio Castanicoltori di Castel del Rio, membro nel consiglio direttivo del BioDistretto dell’Appennino Bolognese e titolare de Il Regno Del Marrone evidenzia che è fondamentale far conoscere alle persone non solo il frutto di per sé, ma l’importanza che il castagno tradizionale assume in termini di ambiente, biodiversità, ecosistema e impronta ecologica. Piante ultra secolari, veicolo di bellezza che i castagneti hanno per 12 mesi l’anno. Inoltre è l’occasione per attirare nuovo pubblico nei castagneti che potrà motivare anche i giovani imprenditori agricoli a riscoprire la castanicoltura. Questo progetto è funzionale a far comprendere al consumatore finale quanto la scelta del suo acquisto di castagne o marroni sia determinante per la sopravvivenza dell’appennino. Le piantagioni intensive a filari di castagni non possono neppure essere paragonate alla produzione della castanicoltura tradizionale che racchiude nel suo scrigno natura, biodiversità, fauna, flora e resilienza territoriale”.