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“The Last Burger” di Eugenio Roncoroni: un testamento alla vera America
(Agen Food) – Roma, 13 mag. – di Giordana Oddi – C’è qualcosa di profondamente autentico nel morso giusto. E ieri sera, da Hamerica’s a Roma, precisamente nello store di via Leone IV, nel cuore di Prati, abbiamo avuto modo di addentrare un’idea, più che un semplice panino. Perché “The Last Burger”, firmato dallo chef italo-americano Eugenio Roncoroni, non è solo una ricetta, ma una dichiarazione d’amore verso due culture, due identità, due storie che si uniscono tra due fette di pane.

Roncoroni lo ha detto chiaramente durante la cena stampa: “Per me non è solo un hamburger, è un testamento personale. Ho voluto affidarlo a una catena che sente davvero la cucina americana, non come moda, ma come sostanza.” E quella catena è Hamerica’s, che da anni porta avanti una missione ben precisa: servire piatti autentici d’oltreoceano, senza italianizzazioni, senza compromessi.
Il risultato? Un hamburger che è un viaggio coast to coast: Monterey Jack e cheddar, anelli di cipolla in pastella alla birra scura, pancia di maiale glassata con sciroppo d’acero e lime, insalata iceberg, cipolle in agrodolce e una “special sauce” segreta. Un mix che non chiede permesso, ma si fa spazio con carattere.

Ma la serata è andata ben oltre il panino. Tra aneddoti personali e storytelling culinario, Roncoroni ci ha portato dentro il suo mondo. “Mia madre è californiana, mio padre italiano. Sono cresciuto tra due visioni diverse della cucina e oggi cerco di sintetizzarle. L’America mi ha insegnato che non conta da dove viene l’ingrediente, ma se ti piace davvero. È una lezione che vale in cucina e nella vita. Ed è qui che si apre un tema profondo, quasi filosofico: l’apertura mentale tipicamente americana, quella che accoglie ogni sapore, ogni influenza, ogni provenienza con curiosità, e non con pregiudizio. “La bontà – ha detto Roncoroni – non si misura con la provenienza, ma con il piacere che ti dà.”

E infatti, anche il modo di mangiare l’hamburger è stato un piccolo rito guidato dallo chef: “Schiacciarlo bene, prenderlo da dietro con le mani unite, grande morso con i denti sotto. Bisogna sporcarsi. Non è solo un panino, è un’esperienza.”
Ad accompagnare “l’ultimo hamburger”, un tris di patatine da standing ovation: le nuove Mexican fries con cheddar fuso, jalapeños e guacamole; quelle con blue cheese e BBQ allo sciroppo d’acero; e le più eleganti con tartufo, parmigiano e prezzemolo. Insieme ai chicken pop corn, hanno reso la cena un vero viaggio nel comfort food americano fatto bene, che non poteva non concludersi con la cheesecake newyorkese, cotta rigorosamente al forno come la ricetta vuole.

Hamerica’s oggi conta 33 locali in Italia, e quello di Roma aperto nel 2022 conferma una promessa: portare in tavola l’anima vera della cucina USA – dalla smoked meat della Carolina del Sud alla Chicago deep dish pizza (unica in Italia!), senza mai cedere al gusto “fusion” da social.
E se è vero che ogni piatto racconta una storia, allora questo burger ne racconta molte: la storia di uno chef che ha fatto dell’identità il suo ingrediente principale, di una catena che ha deciso di scommettere sull’autenticità, e di una cucina americana che – quando è fatta bene – ha tutto il diritto di essere celebrata, difesa e soprattutto… mangiata con le mani.
In fondo, come ha detto Roncoroni, “la cucina americana è anche hamburger e patatine. E va trattata con rispetto.” Proprio come ha fatto lui. Con cuore, storia, e un morso alla volta.
