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Caffè al bancone solo con il green pass. La rivolta dei baristi
(Agen Food) – Roma, 27 dic. – Caffè al banco con il green pass: scatta la rivolta di bar e ristoranti, che calcolano non solo ulteriori perdite economiche, ma vedono minacciata una tradizione consolidata. Entrata in vigore lo stesso giorno di Natale, la regola è valida fino alla fine di gennaio, ed oggi è alla prova del fuoco.
«A Roma si servono tra i due e mezzo e tre milioni di caffè al giorno, e questa significa che fino al 31 gennaio i baristi si troveranno a dover fare almeno 70 milioni controlli extra per poter vendere un caffè», attacca il presidente della Fipe Confcommercio Sergio Paolantoni, aggiungendo la sua esperienza personale: «Già a Natale molti dei clienti hanno dovuto aspettare prima di avere la loro tazzina, perché il servizio è stato comunque rallentato per i controlli. Che valgono – aggiunge – solo per le consumazioni: perché se uno entra per acquistare una torta il green pass non è necessario, come in un bar tabacchi per le sigarette». E così per il presidente della Fipe Confcommercio la stima è che in questo mese «i consumi al banco caleranno ulteriormente tra il 15 ed il 20% ».
I conti di Claudio Pica, invece, il presidente della Fiepet Confesercenti, parlano di ulteriori perdite per tutto il Lazio di quasi sei milioni di euro al giorno, dei quali quattro a Roma, mentre l’esperienza di Giorgio Catalano, titolare del «Piccolo Diavolo» in piazza Cola di Rienzo, rimasto aperto sia a Natale che a Santo Stefano, è che la novità è accettata di malavoglia anche dai clienti. «Qualcuno ha detto “ma devo solo prendere un caffè”, qualcun altro è stato invece più collaborativo, ma non tutti erano informati della novità», racconta Giorgio Catalano: «È un grosso problema – aggiunge – se si considera che la stima in Italia è di 3o milioni di caffè consumati ogni giorno: per un mese sarebbero 900 milioni di controlli. E noi dobbiamo fare questa massa di lavoro per q o 5 milioni di persone che non si vaccinano?».
Infine per il presidente della Confartigianato Andrea Rotondo, questo «è uno di quegli interventi che non incidono sui contagi ma vanno a colpire gli esercizi di vicinato, i più esposti alla pandemia. Per noi vi saranno altre perdite tra il io ed il 15%, dove è previsto il consumo sul posto». E c’è un’altra protesta: quella per gli orari della Ztl del centro storico. «Oggi stesso partirà una lettera al sindaco – fa sapere il vice presidente della Fiepet Confesercenti Angelo Di Porto -, con la richiesta di aprire perlomeno alle 16 e non alle ig: in questo periodo c’è meno traffico e così si permetterebbe ai romani di poter raggiungere prima bar, ristoranti e negozi. Dai nostri associati risulta che le vendite all’interno dei centri commerciali sono andate bene, mentre in centro è stato un disastro. Vi è stato un 40% per cento meno di fatturato tra negozi e ristorazione, rispetto al periodo pre Covid. Così auspichiamo – conclude – che la nostra richiesta venga accolta anche parzialmente per rivitalizzare il centro storico»
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