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Intervista al Presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari: “Un marchio che ama l’Italia. Ecco come affrontiamo il futuro”

(Agen Food) – Roma 28 lug. – di Olga Iembo – “Incarniamo l’idea di un Paese che fa sistema e sa essere comunità e questo ci rende orgogliosi, responsabili e impegnati maggiormente”. Sono le parole che Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo Spa, ha pronunciato di recente per descrivere una realtà che rappresenta il primo gruppo agroalimentare a capitale italiano e uno dei più importanti operatori dell’industria alimentare del Paese.

Un marchio che conta quattordici siti produttivi dislocati sul territorio nazionale, e sette nel resto del mondo, e rappresenta la più importante filiera italiana del latte direttamente partecipata da produttori associati in forma cooperativa, riunendo oltre 600 allevatori produttori di latte, un’organizzazione di raccolta della materia prima alla stalla con circa 100 autocisterne, 720 automezzi per la distribuzione, che movimentano 850 mila tonnellate/anno e servono quotidianamente circa 50 mila punti vendita presso i quali 20 milioni di famiglie italiane acquistano prodotti Granarolo.

E con una compagine azionaria che da aprile comprende due nuovi soci – con un aumento di capitale di 160 milioni -, e cioè Patrimonio Rilancio-Fondo Nazionale Strategico (FNS), gestito da Cassa Depositi e Prestiti (CDP) ed ENPAIA, Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e gli Impiegati in Agricoltura; che vanno ad aggiungersi ai soci Granlatte, Cooperlat e Intesa Sanpaolo.

Sul rafforzamento patrimoniale Granarolo punta per la realizzazione del piano strategico 2023-2026 che, come ha avuto modo di spiegare lo stesso Calzolari, è finalizzato a “incrementare la propria presenza sul mercato nazionale tramite la trasformazione digitale e l’innovazione della filiera del prodotto, rafforzare il proprio posizionamento a livello internazionale, innovare per anticipare nuove soluzioni di prodotto in un mercato in continua evoluzione”.

Un intervento strategico nel mercato agroalimentare, in continua crescita, che si ritiene possa avere una ricaduta positiva sul settore lattiero-caseario capace di favorire lo sviluppo delle economie locali attraverso una maggiore occupazione, e da realizzare con particolare attenzione al concetto di sostenibilità nelle sue tre dimensioni: ambientale, sociale ed economica.

E’ proprio il Presidente Calzolari a rispondere ad Agen Food sul Gruppo Granarolo.

Presidente Calzolari, fra le categorie di prodotto più rilevanti per il mercato c’è il latte, con un valore di 1,6 miliardi di euro. Un alimento che sta “tornando in voga” dopo anni di forte calo, anche se ancora gli italiani consumano meno latte di quanto consigliato in un apposito Decalogo del Ministero della Salute. Cos’è che orienta le scelte alimentari? E a tal proposito possiamo contare su un’informazione corretta?

“Le scelte alimentari sono spesso condizionate da mode alimentari (due anni fa erano le bacche di goji, nel 2023 sono i prodotti con maggior contenuto di proteine). Il calo di consumo di latte è legato in Italia a molti fattori: nascono meno bambini, primi destinatari di questo prezioso alimento, facciamo meno colazione a casa, molte persone sono convinte di avere intolleranze al latte che sono per lo più malassorbimenti transitori e poi, esiste, come accennava lei, una cattiva informazione che viene alimentata dai social in modo spesso acritico e scientificamente nullo. Occorre che chi si occupa di alimentazione si impegni a divulgare i benefici di latte e derivati (penso agli yogurt e ai formaggi) che, se consumati bene, sono alleati della crescita e dell’età più matura, degli sportivi e delle persone che tendono ad ingrassare. Il nostro impegno nel promuovere questi messaggi è continuo e multicanale. Oggi si avvale anche del contributo di un grande sportivo come Gregorio Paltrinieri, plurimedagliato nuotatore azzurro”.

Nel Paese si è diffuso un allarme per un calo della produzione di latte dal 10 al 15% a causa del caldo, e i costi di produzione aumentano, non solo per via della siccità e del surriscaldamento, ma anche perché la guerra in Ucraina ha causato un forte aumento del costo di mangimi, concimi, foraggio, energia. Si registrano continue segnalazioni di aumenti del prezzo del latte, addirittura del 30%. Eppure, all’incontro che avete organizzato a fine giugno a Roma il Sottosegretario del Ministero Economia e Finanze ha definito allarmante il problema della “povertà” che riguarda 5,6 milioni di individui in Italia i quali, ha detto Sandra Savino, “anche a causa dell’aumento notevole dei prezzi, restano tagliati fuori anche dal banale concetto di alimentazione sana”… Come conciliare le esigenze di tutti?

“Occorre da una parte salvaguardare le filiere del latte, centinaia di agricoltori e allevatori che sono custodi del nostro fragile territorio. Assistiamo a fenomeni atmosferici inediti, a sbalzi inimmaginabili dei costi delle materie prime e dell’energia per i più svariati motivi, qualcuno ha parlato di policrisi. E alcuni consumatori, come accennava, faticano a star dietro ai prezzi elevati che trovano talvolta a scaffale. Per riuscire a venir loro incontro si devono pensare nuove misure da parte del Governo, con interventi sull’Iva, per esempio, come proposto anche in altre sedi”.

Granarolo è uno dei più importanti operatori dell’industria alimentare in Italia. Come avete avuto modo di rendere noto, oggi il Gruppo ha scelto di puntare sulla sostenibilità. Perché e cosa vuol dire “sostenibilità” per voi?

“Sostenibilità è fare il nostro lavoro pensando a chi verrà dopo di noi, valutando i rischi di oggi e di domani, siano essi connessi al cambiamento climatico che colpisce duramente i nostri territori o alla nascita di nuove sacche di povertà, come accennavamo o di nuovi bisogni alimentari, legati per esempio a una crescita di persone sovrappeso o obese. Bisogna trovare soluzioni a molti problemi, alcune sono soluzioni tecnologiche, altre sinergie comuni. Esempi di nuove tecnologie che stanno rivoluzionando il mondo agro allevatoriale sono l’uso del GPS e dei satelliti per seminare, l’introduzione dei robot di mungitura per lasciare gli animali liberi di muoversi autonomamente o la possibilità di convertire le deiezioni animali e gli scarti della produzione in biometano, un’energia pulita, e digestato, un fertilizzante naturale che va a sostituire i fertilizzanti chimici. Esempi concreti di azioni volte alla sostenibilità sociale sono invece i progetti costruiti con partner come il Policlinico di Sant’Orsola a Bologna con il quale abbiamo creato una Banca del Latte Umano Donato che fornisce latte di mamma a neonati nati prematuramente e ricoverati in terapia intensiva per i quali il latte materno costituisce un alleato prezioso”.

Pochi giorni fa il Parlamento europeo ha fatto un passo indietro sulla nuova direttiva sulle emissioni industriali. Una norma “ammazza stalle” come l’avevano definita le associazioni degli agricoltori, che avrebbe rischiato di paragonare gli allevamenti alle fabbriche. Ci dica il suo pensiero.

“Gli allevamenti sono ecosistemi intorno al quale ruotano agricoltura, energie, cibo. Assimilare un allevamento a un’impresa avrebbe significato non tenere in considerazione tutto questo. Abbiamo la consapevolezza che vi è consumo di acqua e suolo in una stalla, ma sarebbe miope non pensare che oggi esistono tecnologie per garantire un sistema produttivo meno invalidante per l’ambiente. Peraltro il sistema allevatoriale italiano oggi garantisce quella sovranità alimentare di cui parliamo, senza dover ricorrere a prodotti provenienti dall’estero”.

Da più parti si parla di Italian sounding come un problema assolutamente allarmante. Il falso made in Italy agroalimentare nel mondo ha un valore che si aggira sui 120 miliardi, come combattere il fenomeno?

“Sensibilizzando anche il consumatore estero sulle differenze tra un prodotto come il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano o il Gorgonzola e le loro imitazioni, fatte in territori non vocati alla produzione di queste DOP e che utilizzano materia prima, tecniche e stagionature completamente diverse. Oggi i consorzi si adoperano in modo significativo in questa direzione”.

All’appuntamento del convegno da voi organizzato a fine giugno, dagli autorevoli esperti presenti è stata segnalata come problematica rilevante anche “l’eccessiva frammentazione delle imprese del settore”. Ci spiega perché?

“Andiamo all’estero in tanti, facendoci la guerra gli uni gli altri e questo rende poco soddisfacente il risultato. Sarebbe più efficace avere aziende italiane strutturate o consociate per aggredire mercati non domestici e in grado di concorrere con i competitor europei che non hanno le nostre eccellenze, ma sono più grandi, lavorano sul prezzo e sono logisticamente più efficaci rispetto a noi italiani”.

Granarolo ha annunciato che proseguirà sulla strada dell’innovazione secondo un programma lungo e strutturato. Quali saranno le prossime tappe, e quale tipo di collaborazione di aspettate con politica e istituzioni?

“Da molti anni abbiamo fatto dell’innovazione una priorità, l’innovazione deve però essere sostenibile, rispondere a criteri in grado di assicurare per esempio conformità al Green Deal europeo o alla nuova tassonomia. Non si tratta solo di innovazione di prodotto, ma anche di processo. Spesso comporta investimenti significativi o studi che facciamo in collaborazione con istituzioni, università, centri di ricerca avanzata, start-up. A tal proposito abbiamo creato tre anni fa un acceleratore multiazienda, Agrofood BIC con Conserve Italia, Eurovo, Camst, IMA, Gellify per intercettare start-up innovative che finanziamo insieme per studiare nuove soluzioni a problemi comuni (un esempio: un packaging a minor impatto, con ridotti contenuti di plastica ma pari garanzie di sicurezza alimentare). Alle start-up offriamo l’accesso agli impianti pilota per rendere le soluzioni industrializzabili e scalabili in tempi brevi. A breve avvieremo la costruzione di un Innovation Center Granarolo a Bologna, presso la storica sede, lavoreranno in questi spazi molti team di ricerca e sviluppo e marketing. Gli ambienti verranno studiati anche per andare a costruire una nuova relazione con il cliente. Nella speranza che venga colto anche dalle istituzioni come una opportunità per far crescere la filiera italiana del latte, attirare o trattenere grandi talenti sul territorio, garantire attenzione da parte di importanti retailer stranieri, puntiamo a bandi per finanziare in parte il nostro progetto”.   

Redazione Agenfood

Redazione Agenfood

Agen Food è la nuova agenzia di stampa, formata da professionisti nel campo dell’informazione e della comunicazione, incentrata esclusivamente su temi relativi al food, all’industria agroalimentare e al suo indotto, all’enogastronomia e al connesso mondo del turismo.

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