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Malvasia Antica Aquilana: il raro vitigno riscoperto a Calascio

(Agen Food) – Casalasco (Aq), 07 ott. – Un vino bianco, che ha l’aroma della memoria e dell’ identità di un territorio, prodotto con uve provenienti da vitigni centenari arrampicatisi sui cipressi nella piazza di Calascio, in provincia dell’Aquila, a oltre 1.200 metri d’altezza, e che ora può ambire a diventare una nuova eccellenza enologica dell’Abruzzo montano. 

E’ la Malvasia antica aquilana, le cui prime bottiglie di una piccola vendemmia sperimentale della Bio Cantina Sociale Orsogna, sono state presentate e stappate per un assaggio nei giorni scorsi nello stesso borgo del Gran Sasso, celebre per il suo castello. Con l’obiettivo in prospettiva di reintrodurre vigneti nel territorio, a seguito della moltiplicazione in vivaio degli esemplari rinvenuti e della certificazione.

Presenti all’iniziativa Emanuele Imprudente, vicepresidente della Regione Abruzzo, con delega all’Agricoltura, Riccardo Velasco, presidente del Centro per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), Camillo Zulli, direttore ed enologo della Bio Cantina Sociale Orsogna, Paolo Baldi, sindaco di Calascio, Mario Pellegrini, naturalista, Aurelio Manzi, etnobotanico, Gianpiero Marconi, genetista dell’Università di Perugia, Lucia Giordano, dottoranda dello stesso ateneo.

Infine c’era l’agronomo della Confederazione italiana agricoltura (Cia), Marco Manilla, che ha avuto il merito di scoprire il vitigno, segnalandolo poi alla Bio Cantina Sociale Orsogna, leader in Abruzzo e in Italia della viticoltura biologica e biodinamica, con circa 300 soci operativi su 1.500 ettari di vigneto, e che da anni è impegnata nella tutela della biodiversità, e a riscoprire antichi vitigni, in particolare nella Maiella Orientale, nell’ambito del progetto “Pe’ nin perde la sumente”.

Commenta il direttore Zulli: “questo vitigno si era arrampicato per oltre trenta metri sui cipressi in una piazza del paese ed è stato scoperto quasi per caso, grazie all’intuizione e competenza di Marco Manilla. Produce un’uva bianca, che inizialmente non sapevamo cosa fosse, e solo a seguito di una analisi genetica affidata ai laboratori del Crea, abbiamo scoperto che è una raro varietà di malvasia, specifica di queste zone. Con l’uva raccolta abbiamo prodotto i primi 50 litri, e ne è uscito un vino dal profumo molto delicato e gradevole, che non raggiunge un’alta gradazione, con una acidità sostenuta, e quindi è un’uva che si presta anche alla spumantizzazione”.

Nell’incontro di Calascio si è parlato anche dei prossimi step: in particolare il Crea risanerà dal punto di vista virologico i vitigni superstiti della Malvasia antica aquilana, si curerà della loro certificazione e a quel punto i vitigni potranno essere portati in vivaio per moltiplicarli e reintrodurre vigneti, a partire dal territorio di Calascio.

“La Malvasia antica aquilana, un bianco – aggiunge Zulli -, assieme all’aleatico, un rosso, possono affermarsi insieme davvero come cavalli di battaglia dei vini espressione della montagna aquilana. Una esclusiva difficilmente esportabile: questi vitigni sono stati condizionati nel corso del tempo dal clima, si sono adattati al freddo in lugoghi dove altri vitigni troverebbero difficoltà a maturare o comunque a resistere alle gelate precoci o ai freddi tardivi”.

Redazione Agenfood

Redazione Agenfood

Agen Food è la nuova agenzia di stampa, formata da professionisti nel campo dell’informazione e della comunicazione, incentrata esclusivamente su temi relativi al food, all’industria agroalimentare e al suo indotto, all’enogastronomia e al connesso mondo del turismo.

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