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Agricoltura: Turchia aumenta la produzione del grano duro
(Agen Food) – Roma, 29 lug. – La Turchia sta rapidamente scalando la classifica dei Paesi esportatori di grano duro. La maggior parte delle esportazioni è diretta verso l’Italia, sollevando preoccupazioni tra i produttori italiani per l’impatto negativo sui prezzi. Negli ultimi dieci anni, la capacità produttiva e la competitività del settore del frumento turco sono cresciute significativamente, aumentando le esportazioni verso l’Europa. Nel 2023, il 74% del grano duro esportato dalla Turchia verso l’Europa è stato destinato all’Italia. Questo dato emerge dallo studio “Analisi e scenari del commercio del frumento duro della Turchia” di Confagricoltura.
Il fenomeno ha avuto un impatto tangibile in Italia l’anno scorso, quando i prezzi sono crollati da 40 a 31 euro al quintale a partire da settembre. Questo era prevedibile, considerando che da almeno un decennio la Turchia ha modernizzato la produzione di grano duro, migliorando le rese nelle aree più fertili e abbandonando le superfici meno produttive. Inoltre, l’alta inflazione ha incentivato le esportazioni.
Per superficie coltivata, l’India è al primo posto con 30,3 milioni di ettari, seguita da Russia e Cina. In questo contesto, la Turchia ha compiuto un notevole salto in avanti. Nel 2013, si trovava al 31° posto tra i principali esportatori con un valore di 106 milioni di dollari e 360.000 tonnellate esportate. Nel 2023, è salita al 14° posto con un valore di 747 milioni di dollari e 1,8 milioni di tonnellate esportate.
L’Italia è il principale destinatario del grano duro turco, importando nel 2023 un totale di 3 milioni di tonnellate per un valore di 1,2 miliardi di euro, con un incremento di oltre 1,1 milioni di tonnellate rispetto al 2022. La Turchia, che nel 2020 rappresentava solo l’1,4% delle importazioni italiane, nel 2023 è salita al 13,6%. Questo cambiamento ha sollevato interrogativi tra i produttori italiani. Nonostante non ci siano problemi di qualità, un ulteriore calo dei prezzi potrebbe danneggiare la produzione nazionale.
Tuttavia, secondo quanto riportato dall’Economia del Corriere della Sera, in un anno segnato dalla siccità, avere una maggiore disponibilità di grano dall’estero potrebbe essere vantaggioso per l’industria della pasta. Vincenzo Lenucci, direttore delle politiche di sviluppo economico delle filiere agroalimentari e del centro studi di Confagricoltura, ha sottolineato la necessità di monitorare la situazione e verificare come evolverà. Se la Turchia continuerà a consolidare la sua posizione nei mercati internazionali, le ripercussioni saranno inevitabili, aggiungendo un ulteriore competitor ai fornitori di grano duro dell’Italia. Pertanto, è fondamentale che produttori agricoli e trasformatori collaborino per superare le criticità della filiera e valorizzare la produzione nazionale di grano duro.

 
																	 
																	