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Conoscere l’agricoltura biodinamica, Lorenzetti sfata luoghi comuni e pregiudizi: non basta non danneggiare, serve creare equilibrio

(Agen Food) – Roma, 14 ott. – di Olga Iembo – “E’ dal suolo che nasce la vita”. Non c’è punto di partenza più significativo che quello citato da Michele Lorenzetti per parlare di biodinamica.

E’ dal suolo che nasce la vita, ecco perchè deve essere protetto, rigenerato, e l’agricoltore in quanto custode del territorio ha un’enorme responsabilità in questo senso. Sono principi basilari su cui basarsi per parlare di fertilità del suolo e rispetto dei processi vitali. Per parlare, in sintesi, di biodinamica.

Agen Food lo ha fatto proprio con Michele Lorenzetti — biologo, enologo, consulente, produttore di vino e formatore — autore di “Conoscere l’agricoltura biodinamica”, pubblicato da Libreria Editrice Fiorentina nella storica collana Quaderni di Ontignano. Un libro che si rivolge a chiunque voglia comprendere le basi e il valore della biodinamica oggi, con un linguaggio sobrio e mai enfatico, tecnico quando necessario ma sempre accessibile; che non si limita alla spiegazione delle pratiche, ma è anche un manifesto culturale ed etico. Lorenzetti propone questa riflessione ampia e concreta sul metodo biodinamico nella sua qualità di uno dei massimi esperti di agricoltura rigenerativa. L’autore, infatti, lavora da oltre vent’anni al confine tra scienza e terra, alternando consulenze, formazione e lavoro diretto in vigna. Con il volume “Conoscere l’agricoltura biodinamica” (LEF – Libreria Editrice Fiorentina), firma un’opera che rappresenta una piccola svolta editoriale: il primo libro sul tema scritto da un autore italiano. Un testo che vuole fare chiarezza su un metodo agricolo spesso frainteso, riportandolo alla sua dimensione più concreta: quella della fertilità del suolo e del rispetto dei processi vitali.

Lorenzetti, trent’anni di esperienza sul campo per giungere a questo libro, cosa l’ha ispirata?

“Questo libro nasce dal desiderio di restituire ciò che ho imparato in più di vent’anni di lavoro tra vigna, laboratorio e formazione. In tutti questi anni ho incontrato agricoltori, tecnici, studenti e persone comuni che volevano capire cos’è davvero la biodinamica, spesso disorientati da pregiudizi o semplificazioni. ‘Conoscere l’agricoltura biodinamica’ è il tentativo di offrire una visione chiara, scientificamente fondata ma accessibile, che unisca teoria, pratica e sensibilità verso la vita dei suoli”.

Tocchiamo uno dei punti “nodali” del suo nuovo volume, la differenza tra biologico e biodinamico…


“L’agricoltura biodinamica nasce nel 1924, ben prima di quella biologica, sviluppatasi solo dopo gli anni ’40: è di fatto il primo movimento di agricoltura rigenerativa su scala mondiale.
Rispetto al biologico, che si concentra sul divieto di sostanze chimiche di sintesi e sulla tutela della salute del consumatore, la biodinamica mira a rigenerare il suolo e l’ambiente, restituendo fertilità e vitalità ai sistemi agricoli. Non si limita a non danneggiare, ma lavora attivamente per creare equilibrio e coesione tra suolo, piante, animali e uomo. Integra quanto di buono c’è nel biologico — come l’uso dei sovesci o del compost — ma aggiunge strumenti specifici, i preparati biodinamici, che l’agricoltore autoproduce e utilizza per completare il processo di rigenerazione della vitalità del terreno”.

Qual è l’importanza di passare all’agricoltura biodinamica?

“Oggi è fondamentale ripensare i nostri sistemi produttivi. La biodinamica consente di coltivare rispettando la vita del suolo e riducendo la dipendenza da input esterni, ma soprattutto offre un modello di resilienza ecologica. Dove il suolo è vivo, le piante sono più sane, i prodotti più ricchi e il paesaggio più stabile. In più, grazie ai preparati biodinamici, l’agricoltura biodinamica è capace di reagire rapidamente alle difficoltà ambientali: i preparati agiscono come catalizzatori naturali, accelerando i processi di rigenerazione della fertilità e permettendo agli agricoltori di rispondere in modo efficace e tempestivo ai cambiamenti climatici”.

Lorenzetti biodinamica e scienza sono in contrasto?

“Assolutamente no, biodinamica e scienza non sono in contrasto. Anzi, molti principi biodinamici — dalla cura del microbioma del suolo alla gestione della sostanza organica — trovano conferme nelle scienze agrarie ed ecologiche. Il punto è superare il pregiudizio. Troppo spesso si riduce la biodinamica a una caricatura, solo perché utilizza il letame nel corno. Ma la scienza, per definizione, non è pregiudizio: è apertura ai risultati. Se un metodo funziona, va osservato e studiato, non deriso. Faccio spesso un esempio semplice: quando produciamo un formaggio usiamo l’abomaso — il quarto stomaco del vitello — per far coagulare il latte. È un atto di trasformazione biologica, esattamente come l’elaborazione della sostanza organica in un preparato biodinamico. In entrambi i casi l’uomo elabora materia viva per ottenere vita nuova. La biodinamica, in questo senso, è un laboratorio naturale di scienza applicata”.

Con l’agricoltura biodinamica è possibile garantire i volumi di produzione che il mercato richiede?

“Dipende da cosa intendiamo per mercato. Se parliamo solo di quantità, il discorso è complesso. Ma se guardiamo alla qualità, alla sostenibilità e alla durata nel tempo, la biodinamica è perfettamente in grado di rispondere alle esigenze del mercato moderno. Le rese, dopo una fase di transizione, si stabilizzano. E con strumenti come il compost biodinamico, alcuni agricoltori ottengono produzioni abbondanti e prolungate nel tempo — come nel caso di Carlo Noro (il massimo allestitore di preparati biodinamici in Italia), che raccoglie pomodori da giugno a novembre, con piante sane e suoli fertili. È la prova che la biodinamica può conciliare quantità e qualità, ma sempre nel rispetto dei ritmi naturali: oltre un certo limite, la terra ‘rifiuta’ gli eccessi”.

I prodotti da agricoltura biologica e biodinamica sono molto più costosi e questo orienta la grande clientela su quelli agroindustriali. Come superare questo limite?

“Si dice spesso che i prodotti biologici e biodinamici siano molto più costosi, ma non è così. Oggi anche il convenzionale costa tantissimo, e in molti casi la differenza è minima.
La vera questione è che i prodotti biodinamici rispecchiano costi reali e più equi: una parte di quel prezzo in più serve a retribuire meglio l’agricoltore e a garantire filiere trasparenti.
Come dice Fabio Brescacin di Ecor/Naturasì, costano un po’ di più perché ‘paghiamo meglio chi produce’. In più, il prezzo del convenzionale è distorto: non include i costi ambientali e sanitari che genera — inquinamento, erosione dei suoli, perdita di biodiversità. Pagare un po’ di più per un alimento sano significa investire in salute, ambiente e giustizia economica”.

Lorenzetti, in questo momento storico l’agricoltura sembra essere tornata particolarmente in auge, ed uno dei claim su cui lo stesso Ministero punta molto è proprio quello di “agricoltore come custode del territorio”. Lei condivide questa idea?

“Sì, pienamente. L’agricoltura non è solo produzione: è cura, paesaggio, cultura. L’agricoltore biodinamico è letteralmente un custode del territorio perché lavora in armonia con gli ecosistemi, tutela il suolo e mantiene vivi i saperi locali. Riconoscere questo ruolo è fondamentale per ricostruire il legame tra chi coltiva e chi consuma”.

Secondo lei servirebbe di più – e cosa – per incentivare un’agricoltura sostenibile e rigenerativa? Cosa si aspetterebbe in tal senso da Istituzioni e politica?

“Servirebbe più cultura e più conoscenza. Non possiamo parlare di agricoltura sostenibile se non comprendiamo come funziona un ecosistema. Chi lavora la terra ha una grande responsabilità: deve assecondare la vita del suolo, non bruciarla. Un’agricoltura rigenerativa richiede consapevolezza, formazione e rispetto dei processi vitali. Sul piano politico, invece, servono strumenti e visione di lungo periodo: incentivi economici legati alla rigenerazione del suolo, ricerca indipendente e supporto concreto a chi decide di cambiare modello. La politica dovrebbe accompagnare la transizione ecologica, non ridurla a slogan. Se vogliamo un futuro agricolo sostenibile, dobbiamo ripartire dal suolo: è da lì che nasce la vita”.

Redazione Agenfood

Redazione Agenfood

Agen Food è la nuova agenzia di stampa, formata da professionisti nel campo dell’informazione e della comunicazione, incentrata esclusivamente su temi relativi al food, all’industria agroalimentare e al suo indotto, all’enogastronomia e al connesso mondo del turismo.

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