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Albero di Natale, PEFC: “La scelta più sostenibile resta l’albero vero”

Tempo lettura: 3 minuti

(Agen Food) – Roma, 02 dic. – L’8 dicembre, giornata tradizionalmente destinata ad addobbare l’albero di Natale, si avvicina e come ogni anno torna la diatriba: è più corretto acquistare un albero finto o un albero vero?

A ribadire la maggior sostenibilità di un albero vero per le festività natalizie è il PEFC Italia, l’ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale.

Secondo dati ISPRA, infatti un albero artificiale di 2 metri ha un’impronta di carbonio pari a circa 40 kg di emissioni di CO2 equivalenti, senza contare che gli alberi finti impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente.

Scegliere un abete vero per Natale, ricorda il PEFC Italia, significa invece mettere in casa una pianta che respira (anche quando recisa), assorbe anidride carbonica e rilascia ossigeno e olii essenziali che purificano l’abitazione e, una volta terminato il suo ciclo vitale, ritorna ad essere sostanza organica. Queste piante possono quindi essere viste come un ingranaggio del motore naturale di filtrazione della Natura, al contrario di prodotti energivori e inquinanti come gli alberi di plastica, metalli e vernici destinati alle discariche.

La scelta di un abete vero, sia coltivato in vivai specializzati che proveniente da attività di gestione sostenibile delle foreste, consente inoltre di sostenere aziende agricole che impiegano centinaia di persone in aree montane che hanno la tendenza allo spopolamento e dove il reddito è decisamente inferiore a quello delle zone di pianura; creando una relazione positiva fra città e montagna e prendendo le distanze da sistemi produttivi lontani da noi e incompatibili con l’ambiente.

“Scegliere un albero di Natale vero, è un gesto importante sia per l’ambiente che per l’economia del nostro territorio”, dichiara Andrea Zenari, responsabile dell’azienda certificata PEFC la “Fattoria del Legno” che da sempre coltiva e vende abeti destinati proprio alle feste di Natale. “Un albero artificiale di 2 metri ha un’impronta di carbonio 10 volte superiore a quella di un vero albero, che a fine vita può produrre energia o addirittura essere ripiantato. Evitare la plastica in questo senso significa però anche contribuire all’economia di aziende che lavorano nelle aree interne del nostro paese e che hanno al centro della loro attività la sostenibilità e il rispetto delle nostre foreste”.

Molto importante è dunque considerare la provenienza dell’albero: più è vicino il luogo di coltivazione o il bosco dal quale è stato prelevato, minore sarà l’impatto sull’ambiente per il trasporto. Anche per questo PEFC Italia ricorda di leggere sempre l’etichetta: il tagliando che troviamo sull’albero o sul cimale dovrebbe riportare la provenienza da coltivazioni specializzate, la nazionalità, l’età dell’albero e la non destinazione per il rimboschimento (per evitare mescolanze genetiche e quindi danni agli abeti autoctoni). Secondo Coldiretti, gli abeti italiani disponibili sul mercato natalizio derivano per il 90% da coltivazioni vivaistiche specializzate gestite da piccole aziende agricole italiane del territorio rurale. Il restante 10% (i cosiddetti cimali o punte di abete o giovani piante destinate al taglio), deriva da normali pratiche di gestione forestale di diradamento, indispensabili per far sviluppare meglio le foreste, da tagli di piante lungo strade o linee elettriche o da interventi di pulizia dopo eventi meteorici estremi, come accadde ad esempio nell’ottobre 2018 con la tempesta di vento Vaia.

Altro elemento decisivo nella scelta dell’albero di Natale è la certificazione che garantisce la massima trasparenza in termini di tracciabilità, legalità, e rispetto dell’ambiente. Per questo è importante optare per alberi prodotti da realtà forestali certificate PEFC, riconoscibili dal logo presente in etichetta. “Lo schema di certificazione garantisce la massima trasparenza in termini di tracciabilità e rispetto dei territori. Ci sono centinaia di aziende già certificate: scegliere i loro prodotti significa rafforzare un circolo virtuoso e contribuire a modificare le scelte imprenditoriali delle aziende della filiera bosco-legno”, spiega Antonio Brunori, Segretario Generale PEFC Italia.

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Redazione Agenfood

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