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Ortogel, Imbesi: logiche commerciali e di mercato nella trasformazione
(Agen Food) – Roma, 15 mar. – di Pol. Cla. – Ortogel trasforma esclusivamente i migliori agrumi di filiera siciliana, tra arance rosse e bionde, limoni e mandarini, ma anche eccellenze calabresi come il bergamotto e il pompelmo. I prodotti ottenuti sono: succhi naturali e concentrati, succhi limpidi e torbidi, essenze estratte a freddo e a caldo, succhi ed essenze convenzionali e biologici, scorze essiccate per l’estrazione della pectina, scorze essiccate per mangimistica, bio-etanolo. Le aziende sono dotate inoltre di impianti idonei per la lavorazione dei frutti estivi (ficodindia, albicocche, pesche e nettarine) e di melograno, con l’obiettivo di ottenerne i due sottoprodotti principe: arilli freschi per la IV gamma e succo al 100%.
Salvatore Imbesi, manager della Ortogel il noto marchio siciliano specializzato nella trasformazione di agrumi, melograno e frutta estiva, riferisce che l’odierna campagna dei derivati agrumari consente di fare un po’ di magazzino, visto che gli anni precedenti, hanno assorbito tutte le riserve disponibili. La questione dei calibri dei frutti sotto la media ha rallentato la raccolta e aumentato i costi di produzione, erodendo ancora di più la marginalità degli agricoltori. In un quadro del genere, il mercato fa fatica ad assorbire l’aumento dei costi del succo di arancia. Esso è stato determinato, come noto, da una serie di fattori, come già detto, uniti a un quadro internazionale con quantitativi mondiali (da Usa, Messico e Brasile) di succo di arance bionde inferiori del 60% rispetto al solito. Si evidenzia anche che negli anni si è più volte rilevato che il prezzo di vendita dei derivati non fosse congruo con il rapporto costi/ricavi tra materia prima e spese per la produzione con un risultato antieconomico nel trasformare.
Attualmente la situazione è esplosiva perché, a livello internazionale – per via di una produzione inferiore di arance ma di una sovrabbondanza di limoni – le quotazioni di mercato dei succhi sono determinate dal prezzo elevato del succo di arancia bionda e, dall’altra parte, dal prezzo bassissimo del succo di limone. La differenza, rispetto agli altri anni è che, mentre precedentemente la perdita era calcolata, oggi si trasforma seguendo i prezzi del succo brasiliano, che quota a livelli accettabili. Di contro se in futuro il Brasile, primo esportatore al mondo di arance per succhi, con una quota di mercato del 75%, decidesse di riportare i prezzi del succo a quelli del 2020 ovvero l’anno in cui ci fu una superproduzione, tutte le aziende agrumarie che hanno scorte di magazzino fallirebbero. Anche in Sicilia, nonostante annate caratterizzate da poco prodotto, i prezzi continuano a subire un’inspiegabile flessione.
Seguire le logiche di un mercato, logiche commerciali che non danno serenità né alle aziende agricole né alle industrie di trasformazione. Le oscillazioni di prezzo sono sempre al ribasso che dovrebbero essere determinate non dalle speculazioni internazionali o dalle particolari congiunture produttive in talune annate, ma basarsi appunto sui costi di produzione della materia prima e sui reali volumi che, di anno in anno, subiscono profonde modificazioni.
Purtroppo l’obiettivo delle aziende che acquistano semilavorati per la grande distribuzione è quello di far lavorare in perdita, rifarsi sulle aziende di trasformazione, pagare il meno possibile la materia prima e mettere in ginocchio l’agricoltura.
