(Agen Food) – Firenze, 15 set. – Cambiamento climatico, legalità, filiere, innovazione, qualità, rispetto… Sono le molte parole che compaiono nelle sintetiche affermazioni di circa 60 fornitori agricoli (uno spaccato della rete di Coop) e compongono la nuvola dei concetti da cui ha preso il via l’incontro “Coop-G20 Coltivare il futuro”.
Un evento propedeutico al G20 Agricoltura in svolgimento nei prossimi giorni nel capoluogo toscano introdotto e moderato da Carlo Alberto Pratesi (Università Roma Tre) e un’occasione voluta da Coop per ribadire alcuni dei principi su cui poggia il proprio modo di rapportarsi con il mondo agricolo.
“Noi siamo quelli delle filiere. Filiere tracciate, trasparenti, rispettose delle persone e del pianeta – ha confermato Marco Pedroni, Presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) – Solo in questa ottica possiamo ipotizzare un prossimo futuro sostenibile”.
E Daniela Mori Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze ha voluto soffermarsi sul concetto di territorio: “Siamo una cooperativa di consumatori, che mette al centro i soci e il territorio. Fra i nostri fornitori, quelli toscani sono in percentuale il doppio rispetto alle altre realtà della grande distribuzione. Questo perché prodotto toscano garantito Coop.Fi per noi è sinonimo di qualità, sicurezza, sostegno ai produttori locali del territorio, attenzione alle esigenze di chi fa la spesa da noi”.
Molteplici d’altronde gli approcci al tema, anche grazie alla presenza di due ospiti internazionali del valore di Marcela Villarreal direttrice della Divisione Partnership dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e Morgan Ody, attiva nella Confederazione Paysanne, un’organizzazione di agricoltori francesi che appartiene a La Via Campesina (LVC). La prima ha posto l’accento sui disequilibri accentuati dalla pandemia fra una produzione mondiale di cibo in grado di alimentare tutti e le 800 milioni di persone che ancora oggi soffrono la fame. La seconda, che coltiva ortaggi in una piccola fattoria in Bretagna, ha ribadito il ruolo delle piccole produzioni locali per assicurare il nutrimento delle persone e ha posto l’accento sulla necessità di una produzione in armonia con la natura e di un’equa condivisione delle risorse e dei ricavi, difendendo l’innovazione popolare e contadina e la ricerca partecipata anche in agricoltura.
Ha concluso i lavori Marcello Di Paola, docente e ricercatore all’Università Luiss di Roma e alla Loyola di Chicago, diversi libri all’attivo sul cambiamento climatico e la sostenibilità. «Non sarà soltanto la quantità del cibo prodotto il problema della sostenibilità – ha spiegato- ma anche la qualità di cosa mangiamo e mangeranno gli abitanti del pianeta. Il cambiamento climatico non è solo un problema ambientale, come è stato generalmente presentato in passato, ma è anche economico e sociale. La mancanza di acqua dolce, l’innalzamento dei mari, e la riduzione delle risorse alimentari, come della biodiversità, renderanno ancora più profonde le disuguaglianze, sia fra piccole e grandi imprese produttrici di cibo, sia fra le persone. Servono sinergie fra stati e imprese, per favorire il cambiamento e raddrizzare elementi che si sono rivelati insostenibili e non riusciranno a superare il test del tempo”.
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