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Consorzio Pomodoro Pachino Igp stupisce a Macfrut, il presidente Fortunato: sinergia con le Istituzioni per sfondare all’estero

(Agen Food) – Rimini, 08 mag. – di Olga Iembo – Il pomodoro di Pachino continua a raccogliere il successo che, a giusta ragione, gli spetta. E quest’anno è tornato da protagonista a Macfrut con il Consorzio tutela dell’IGP, ammaliando con la sua bontà assoluta (mille piatti a base di oro rosso di Sicilia “sfornati” solo nella prima giornata della fiera) e le sue iniziative sorprendenti che hanno coinvolto cuochi e giovani degli Istituti Albreghieri, ma anche le Istituzioni e le maggiori realtà rappresentative del settore agroalimentare, in momenti di confronto e sinergia ai massimi livelli, e sotto gli occhi dei buyer del mondo rapiti da un’eccellenza unica del Made in Italy.

Un’eccellenza non a caso definita “oro rosso di Sicilia”, perché il Pomodoro di Pachino Igp, saporito al punto che a volte non ha bisogno di essere condito, croccante e polposo, estremamente invitante anche alla vista, all’olfatto e al gusto, che sia ciliegino, tondoliscio o costoluto, è davvero unico al mondo. Ed è per questo che deve essere adeguatamente raccontato, promosso ma anche tutelato. Se ne fa carico il Consorzio di Tutela della IGP Pomodoro di Pachino, nato dopo il riconoscimento ministeriale del marchio di qualità IGP (Indicazione Geografica Protetta) – dovuta appunto al legame stretto tra le caratteristiche di questo pomodoro e le peculiarità del territorio di provenienza -, il 31 agosto del 2002. Il Consorzio oggi riunisce le maggiori aziende produttrici del comprensorio pachinese, l’assolata punta meridionale della Sicilia orientale, in provincia di Siracusa, che dal rapporto dell’Enea “la radiazione totale al suolo” emerge come il comune più assolato d’Italia (Mj/mq 6.043). Proprio al territorio di produzione viene attribuita l’elevata quantità di antiossidanti contenuta in questo pomodoro, e un antiossidante in particolare che recenti studi hanno stabilito avere importanti proprietà antitumorali.

Il pomodoro di Pachino Igp possiede “caratteristiche uniche, per gusto e proprietà nutraceutiche – ha ribadito a Macfrut il presidente del Consorzio tutela dell’IGP del Pomodoro di Pachino, Sebastiano Fortunato -, che lo rendono inimitabile, grazie ad un microclima rintracciabile solo nel nostro areale produttivo”, e il suo grande valore richiede ogni sforzo possibile per superare gli ostacoli che ancora si frappongono fra l’oro rosso di Sicilia e il resto del mondo. A Macfrut, infatti, accanto alla promozione del prodotto il principale obiettivo del Consorzio (che già ha portato a casa importanti risultati come l’accordo con Mc Donald’s) è proprio affrontare il tema della “riapertura dei mercati che ci sono stati finora interdetti – ha spiegato Fortunato -, come ad esempio il Canada. Così come gli Stati Uniti, le cui porte non si sono mai aperte, o la Russia, con la quale prima per l’embargo e poi per la guerra non siamo mai riusciti a commerciare”. Un tema più caldo che mai, anche considerato il difficile periodo in cui oltre alle note criticità geopolitiche si avverte greve anche l’incombenza dei “dazi”, che richiede un rapporto sinergico, continuo e concreto con le Istituzioni, cui Fortunato si appella alla ricerca di soluzioni utili non solo alle aziende del Consorzio, ma all’Italia intera, come ha spiegato ad Agen Food.  

Presidente Fortunato, il Consorzio continua a crescere tanto che delle dieci aziende presenti nella edizione 2024 di Macfrut quest’anno si è arrivati a 14 con uno stand ancora più grande e importante. In cosa identifica la forza del Consorzio e ci dà un po’ di numeri sulla vostra realtà?

“Il primo punto di forza è l’unità d’intenti, il ‘mettersi insieme’ nell’interesse comune del territorio. Il nostro è un format che funziona, noi promuoviamo non solo il pomodoro di Pachino ma tutta la nostra filiera e soprattutto il nostro è ‘un luogo di confronto’ per rafforzare i rapporti che abbiamo con i nostri clienti attuali, avendo lo scopo di trovare nuovi sbocchi di mercato”.

Macfrut è una vetrina in cui spiegare che l’oro rosso di Sicilia è un prodotto unico per le sue caratteristiche organolettiche grazie a un microclima rintracciabile solo nella zona produttiva da cui proviene. Come lo presentate al mondo e il mondo come reagisce?

“Noi siamo qui proprio per raccontare questa storia, è un fenomeno raro, basta pensare che il prodotto ha fatto il marchio, questo lo raccontiamo sempre, abbiamo un territorio unico, un territorio dove c’è un microclima generato dai due Mari che si incontrano, e poi bisogna considerare che Pachino è il paese più assolato d’Italia, ci sono delle specificità del territorio, una serie di condizioni che creano l’habitat ideale per la crescita del pomodoro di Pachino. Noi grazie a questo possiamo garantire un prodotto di filiera eccellente al consumatore finale, e siamo impegnati come Consorzio sia sulla tutela del prodotto che sulla promozione. Oggi raggruppiamo oltre 140 aziende che rappresentano veramente il fiore all’occhiello di un territorio”.

Quest’anno oltre alla consueta attività fieristica avete affiancato anche una gara culinaria con le Lady Chef di Federcuochi e avete coinvolto anche gli Istituti alberghieri, quanto conta la formazione?

“Noi vogliamo puntare molto sui ragazzi, perché è importante che abbiamo una formazione strutturale che gli faccia comprendere i prodotti di eccellenza ed inoltre il perché consumare questi prodotti, che secondo noi sono indispensabili per la propria salute. Quindi non possiamo che partire proprio dalle scuole per far comprendere e formare le nuove generazioni”.

L’anno scorso lei spiegò ad Agen Food che la produzione era destinata per il 90 per cento al territorio italiano e soltanto per il 9% all’estero. A Macfrut adesso ha ribadito in qualche modo questo concetto, anche se si è registrato un incremento, fino al 10%, della produzione diretta all’estero. Quali altre prospettive ci sono rispetto alla proiezione verso altri mercati? In passato avete fatto un importante accordo con McDonald’s, e state ancora lavorando su questo aspetto con il Masaf…

“Sì, dobbiamo ringraziare proprio il ministro Francesco Lollobrigida per questo importantissimo accordo realizzato con McDonald’s, che rappresenta un partner strategico per il consumo del prodotto ma non solo. Basta pensare che l’amministratore delegato ha dichiarato che McDonald’s Italia serve 2 milioni di vassoi al giorno per capire il valore eccezionale in termini di marketing e visibilità della nostra presenza nella catena perchè il consumatore, a prescindere da ciò che consuma al momento, vedrà costantemente sui monitor l’insalata col pomodoro di pachino. Questo rappresenta quindi è un enorme valore aggiunto rispetto al contratto in essere per cui forniamo 250.000 chili annui a un brand che certamente è più che affermato”.

Indubbiamente, anche dalle dichiarazioni più volte fatte dai rappresentanti di McDonald’s, voi siete associati a un prodotto di eccellenza, e l’anno scorso anche lo stesso Ministro Lollobrigida ebbe modo di ribadire nuovamente la grande importanza del pomodoro di Pachino. Oltre a questo in corso state pensando di fare anche degli accordi strategici con qualcun altro fuori dai confini italiani? In vista di Macfrut lei ha spiegato che l’obiettivo principale resta la riapertura dei mercati, ma qual è la strada?

“Ovviamente non ci accontentiamo di quanto fatto fino qui. Noi ci confrontiamo costantemente soprattutto con le Istituzioni, perché c’è ancora tanto da fare. Basta pensare ai tanti mercati in cui ancora noi non riusciamo a tornare, come il Canada, o in cui non riusciamo a entrare, come gli Stati Uniti. O, ancora, la Russia o, dall’altra parte, la Svizzera dove entriamo solo pochi mesi l’anno, e poi ancora c’è la parte a Oriente. Ci muoviamo meglio e più liberamente in Europa, che però è invasa di prodotto a basso costo di mano d’opera e quindi ci crea problemi molto seri. Sono temi che vanno bene approfonditi e confidiamo nelle Istituzioni per trovare un modo di risolvere e riaprire mercati strategici, per un interesse commerciale italiano ma soprattutto per i nostri concittadini che sono all’estero. Per loro, infatti, non si tratta solo acquistare il pomodoro di Pachino, loro ‘acquistano un territorio’, ritornano nel proprio paese acquistando una vaschetta di questi pomodori. In precedenza noi per 15 anni abbiamo esportato in Canada con grande soddisfazione (il Canada ha bloccato le importazioni di pomodoro Pachino per via di ‘preoccupazioni’ sulla presenza di ‘tuta absoluta’, un insetto potenzialmente dannoso per le coltivazioni di pomodori, motivo che giustifica anche i limiti alle importazioni negli Stati Uniti, ndr), basta pensare che abbiamo oltre 40-50 mila pachinesi lì che vogliono il nostro prodotto perchè, in aggiunta alla qualità del pomodoro che forniamo che è sempre un ad altissimi livelli, sono legati al territorio e quindi per loro quella ‘vaschetta’ rappresenta l’Italia, rappresenta le origini. Le ‘bariere’ e le difficoltà che ci sono secondo la nostra visione di Consorzio devono essere superate in sinergia con le Istituzioni che potrebbero riaprire questi rapporti strategici con i Paesi interessati”.

E invece rispetto ai paesi africani vostri ‘dirimpettai’, come vi comportate? Perché anche loro, avendo una manodopera a basso costo, possono tranquillamente entrare in concorrenza anche sfruttando un microclima similare al vostro che quindi potrebbe generare un prodotto puree simile…

“E’ un discorso complesso ma racchiudo tutto in una parola: reciprocità. Noi chiediamo questo: di difendere i nostri confini europei come i mercati esteri difendono i propri confini, semplice”.

Redazione Agenfood

Redazione Agenfood

Agen Food è la nuova agenzia di stampa, formata da professionisti nel campo dell’informazione e della comunicazione, incentrata esclusivamente su temi relativi al food, all’industria agroalimentare e al suo indotto, all’enogastronomia e al connesso mondo del turismo.

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