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Giovani agricoltori, Gioia (Anga): “Aiutarli davvero a tornare alla terra. Con la Legge 752 preso in carico nostro appello”

(Agen Food) – Roma, 01 dic. – di Olga Iembo – “Abbiamo la consapevolezza di immaginare e dover costruire il futuro dell’agricoltura dei prossimi decenni”. Così si esprimeva Giovanni Gioia nel novembre del 2022, all’epoca in cui è divenuto il presidente dei Giovani di Confagricoltura – Anga. Un impegno importante e delicato, perché se il futuro dell’agricoltura è legato al ricambio generazionale nel settore, il momento difficile sotto il profilo economico, ma anche la necessità di un cambio di passo nella mentalità diffusa che deve imparare a riconoscere l’agricoltore come un imprenditore moderno ed evoluto, non facilitano l’accesso dei giovani in questo mondo.
Intanto, in Italia, la Camera ha da poco approvato la proposta di legge sulle disposizioni per la promozione e lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile nel settore agricolo. Il testo, di cui è primo firmatario il presidente della Commissione Agricoltura alla Camera, il deputato della Lega Mirco Carloni, è passato al Senato, ma intanto la proposta di legge 752 “Gioventù Agricola” ha rimesso al centro dell’attenzione una questione considerata estremamente attuale.
Sulla questione ha risposto ad Agen Food il presidente Gioia, palermitano, poco più che trentenne, rappresenta la quarta generazione di una famiglia attiva nell’imprenditoria agricola nell’entroterra siciliano, da sempre vocato alla cerealicoltura.

Presidente, qual è la situazione in tema di ricambio generazionale in agricoltura?

“Non dei più rosei. I più recenti dati sull’imprenditoria giovanile in agricoltura portano a riflettere. Dall’ultimo censimento generale dell’agricoltura italiana condotto da ISTAT emerge la diminuzione degli imprenditori agricoli under 40 da 186.000 a 104.000 unità nel decennio 2010-2020. In linea con la tendenza generale europea, la diminuzione degli imprenditori agricoli è chiaramente associata a una crescita delle superfici condotte, dato positivo per le economie di scala se solo non fosse associato, purtroppo, anche ad un calo percentuale dei giovani dall’11,5% al 9,3% sul totale dei conduttori di azienda in Italia. Inoltre, appena il 13,4% dei proprietari di azienda agricola ha meno di 44 anni. Un serio allarme per la tenuta a lungo termine del comparto. Di contro, i giovani conducono aziende con una dimensione media doppia rispetto agli over 40 (18,3 ettari contro 9,9 ettari) e hanno un livello di digitalizzazione più che doppio rispetto a quelle dei colleghi più anziani (33,6% vs 14%). È maggiore inoltre la propensione agli investimenti innovativi (24,4% vs 9,7%). Anche dal punto di vista della formazione i dati sono positivi: quasi la metà dei giovani agricoltori ha un diploma di scuola media superiore, il 19,4% ha una laurea, non esclusivamente di tipo agrario, apportando in agricoltura anche competenze di discipline diverse. Anche i numeri relativi alla redditività per ettaro ci mostrano che le imprese agricole condotte da under 35 presentano un forte vantaggio (4.964 €/ha) rispetto a quelle condotte da over 55 (3.546 €/ha). In sintesi, giovani dinamici, altamente formati e innovatori, che possono contare su migliori performance economiche. Ricerca, l’innovazione e sostenibilità a 360 gradi sono tutti fattori che già rappresentano il futuro dell’agricoltura e che sono ben interpretati dai giovani. Fondamentale dunque il nostro ruolo -come Giovani di Confagricoltura ne siamo ben consapevoli- per garantire un futuro florido all’agricoltura”.

La questione viene indicata da più parti come uno dei principali problemi del settore. Quali sono i principali motivi ostativi all’ingresso dei giovani in agricoltura?

“In primis, mi lasci dire, troppi ne parlano senza agire o predicando un fantomatico ‘ritorno dei giovani alla terra’ che non è suffragato dai dati. Ciò porta gran parte dell’opinione pubblica, e a cascata le istituzioni, a sottostimare la problematica. Come Giovani di Confagricoltura-ANGA abbiamo sempre posto l’accento sulla questione, forti dell’esperienza diretta sul campo e dei dati che ci supportano. In linea generale gli imprenditori agricoli, giovani e meno giovani, oggi soffrono una sproporzione insostenibile tra costi di produzione e valorizzazione dei prodotti. Naturalmente risultano particolarmente svantaggiati i giovani che non provengono da una tradizione agricola e non possono contare su aziende già avviate, ma anche tra questi ultimi investire e portare valore aggiunto alla propria azienda oggi non è così facile. Duole dirlo ancora una volta. Uno dei problemi principali è proprio l’accesso al credito, specie per l’acquisizione del ‘capitale terra’. Oltre alla poca disponibilità sul mercato immobiliare, si assiste anche ad un innalzamento generalizzato dei prezzi di acquisto e affitto, insostenibile per qualsiasi giovane che non abbia una pregressa posizione economica solida. È inutile nascondersi dietro a un dito: insediarsi in agricoltura se l’azienda deriva dalla propria famiglia è più semplice. In questo caso si scontano piuttosto remore culturali e il passaggio è ostacolato da un’insufficiente premialità fiscale per modalità di subentro del giovane che implichino gradualità e cogestione aziendale con le generazioni più anziane. Inoltre, un altro fattore che in Italia ha una rilevanza maggiore rispetto al resto d’Europa è la minor propensione alla cooperazione per l’accentramento dell’offerta, cosa che aumenterebbe il potere contrattuale dei produttori. La nota positiva è che nelle giovani generazioni si osserva una maggiore propensione all’aggregazione e all’innovazione”.

La situazione differisce nelle diverse zone d’Italia?

“In generale i dati sono comparabili e con oscillazioni contenute, spesso legate a delle caratteristiche proprie di alcuni territori. Un esempio su tutti, la dimensione media aziendale della pianura piemontese, notoriamente in vetta alle classifiche nazionali, contrariamente a quanto accade ad esempio in Molise o in Liguria per conformazione del territorio. Ciò che emerge più vistosamente è il grado di digitalizzazione più marcato al nord rispetto al centro sud, condizione riconducibile al divario infrastrutturale del paese. O ancora, al Sud si nota una minor incidenza delle aziende giovani di nuova costituzione rispetto a quelle di tradizione familiare. In entrambi i casi però hanno performance nettamente superiori a quelle degli over 40”.

Come valuta l’impostazione e le iniziative europee nel settore?

“La nuova PAC conferma il contributo al primo insediamento dei giovani agricoltori con un massimale che passa da 70 a 100mila euro e una misura specifica nell’ambito dei pagamenti diretti, il “sostegno complementare al reddito per i giovani” che prevede 83,5 euro a ettaro per i primi cinque anni dall’insediamento e per un massimo di novanta ettari. Sicuramente un aumento di spesa rispetto al passato che non può che far piacere ma sostanzialmente la medesima architettura dei sostegni. Se i numeri del ricambio generazionale sono quelli ingenerosi che ho presentato, chiediamoci se gli strumenti messi in campo fin ora siano stati realmente efficaci. Il fenomeno è sicuramente legato anche all’invecchiamento generale della popolazione ma non possiamo far finta di nulla. Non abbiamo raggiunto gli effetti sperati. E ancora, siamo sicuri che il primo insediamento sia lo strumento centrale per sostenere il ricambio generazionale in agricoltura? Servirebbe un tavolo di verifica col quale valutare quante delle aziende giovani insediatesi siano riuscite a stare al passo con il mercato e quante invece abbiano chiuso. Gli stati membri hanno avuto più libertà rispetto al passato di declinare le regole europee. L’Italia ha deciso di stanziare appena l’1% del budget per le politiche giovanili. Troppo poco per raggiungere l’obiettivo del ricambio generazionale”.

Quali sono secondo lei i principali interventi necessari?

“Le misure creditizie giocano un ruolo essenziale. Quelle che i giovani agricoltori vedrebbero come più efficaci sono quelle con un orizzonte temporale lungo, in particolare per i tempi di ammortamento propri del settore primario. È necessario dunque che si continui a lavorare per implementare tutti quegli strumenti finanziari nei quali l’accesso al credito è facilitato da fondi di garanzia statali. Progetti aziendali forse perfetti per la burocrazia dei bandi ma meno per il mercato reale, dove spesso le graduatorie si scalano a suon di aumenti di spesa per il progetto, non sono la soluzione. Ne derivano spesso sovraesposizioni finanziarie o ingenti anticipazioni di liquidità. Un meccanismo che non premia a sufficienza il merito e lo spirito imprenditoriale. Andrebbe garantito un sistema che permetta alle aziende giovani di crescere gradualmente permettendo una più ampia autonomia di spesa in base alle scelte imprenditoriali e al mercato. Esporsi troppo sul nascere spesso non è la risposta. Giovani agricoltori si è non soltanto a cinque anni dal primo insediamento. Anzi spesso gli investimenti più importanti vanno effettuati tra il quinto e il decimo anno dall’apertura dell’azienda. Sono quindi più efficaci soluzioni che prevedano fiscalità di vantaggio associate a misure snelle e con tempi certi. Ma attenzione, ciò non vuol dire fiumi di bandi ‘allo sportello’. Spesso si trasformano in corse al massacro. Bisogna rendere stabili, costanti e certi gli interventi a favore dei giovani. Bastano già il cambiamento climatico e l’incertezza di mercato a darci continui scossoni”.

La proposta di legge 752 “Gioventù Agricola”, di cui è primo firmatario il presidente della Commissione Agricoltura Mirco Carloni secondo lei risponde alle vostre esigenze più stringenti?

“Un segnale che va nella giusta direzione. Da anni non si assisteva ad un concreto interesse del legislatore sulla questione giovanile in agricoltura. L’Onorevole Mirco Carloni ha preso in carico l’appello dei Giovani di Confagricoltura e ha invertito questo trend. Occorre avere ancora più coraggio e proseguire su questa strada, cominciando dal reperimento di risorse congrue agli ambiziosi obiettivi da perseguire. Consapevoli degli attuali vincoli di bilancio, siamo comunque convinti che ogni euro speso a sostegno dei giovani agricoltori restituisca un enorme valore aggiunto al sistema paese. Rispetto alla prima stesura della proposta di legge si assiste ad una sensibile riduzione della dotazione finanziaria, da 100 a 15 milioni di euro annui. I criteri e le modalità di ripartizione dovranno essere determinati dal MASAF con apposito decreto. Fondamentale anche in questa fase operativa il coinvolgimento delle associazioni di rappresentanza giovanili. Ci aspettiamo da parte del MASAF un periodico coinvolgimento nella definizione delle politiche di settore, atteso che lo stesso DdL prevede all’art.10 l’istituzione dell’Osservatorio nazionale per l’imprenditoria e il lavoro giovanile nell’agricoltura (ONILGA). Da apprezzare le misure introdotte dall’art.7 del Ddl, relative alle agevolazioni fiscali in materia di compravendita dei fondi rustici che stabiliscono un versamento dell’imposta di registro e delle imposte ipotecarie e catastali nella misura del 60 per cento rispetto a quelle ordinarie o ridotte previste dalla legislazione vigente. Come richiesto dai Giovani di Confagricoltura, l’art.8 prevede inoltre criteri preferenziali per i giovani nell’esercizio del diritto di prelazione. A tal proposito confidiamo che nell’esame del provvedimento al Senato venga recepita la nostra ulteriore richiesta di estendere i termini per l’esercizio di tale diritto da 30 a 90 giorni, in modo da consentire al giovane un tempo congruo ad intraprendere eventuali iniziative di accesso al credito. Restano le fasi di avviamento dell’impresa quelle più critiche per un giovane agricoltore. Duole infatti constatare lo stralcio di importanti misure inserite nella stesura iniziale della Commissione Agricoltura come gli esoneri da obblighi contributivi per i giovani al primo insediamento in agricoltura e le fondamentali misure per favorire l’accesso al credito contenute nell’art.13 della PdL. Si prevedeva infatti una convenzione tra MASAF e istituti di credito e intermediazione finanziaria volta alla dilazione del debito e alla riduzione dei costi del servizio non inferiore a due terzi dell’EURIBOR. È necessario che misure di medesima ispirazione possano nuovamente essere prese in considerazione dal Legislatore. Altro punto fondamentale è prevedere, nell’attuale revisione delle misure relative ai crediti di imposta, aliquote di favore per i giovani agricoltori impegnati nella costruzione e ristrutturazione di fabbricati rurali nonchè nell’acquisizione di beni strumentali volti a migliorare la redditività e l’efficienza dell’impresa agricola”.

Quali attività e iniziative ha in programma ANGA per fronteggiare il problema dello scarso ricambio generazionale?

“Giovani di Confagricoltura-ANGA ha naturalmente come missione quella di tutelare gli interessi dei giovani agricoltori e favorirne l’inserimento nel tessuto economico con una continua attività di network. Il nostro confronto con le Istituzioni è costante, dal livello nazionale a quello europeo e mondiale. Siamo infatti membri attivi del Consiglio Europeo Giovani Agricoltori e della World Farmer Organization. Il nostro scopo è essere sempre più protagonisti dei processi decisionali che coinvolgono il nostro settore. È vero che siamo coloro che devono costruire il futuro dell’agricoltura ma siamo insieme ai meno giovani, già oggi, i coltivatori del presente e viviamo costantemente tutte le problematiche del comparto. Il nostro bagaglio di esperienza e competenza è ampio e dobbiamo far in modo che venga preso in considerazione sempre più spesso. I soci di ANGA sono giovani imprenditori capaci e determinati. Riteniamo che lo sviluppo delle imprese si debba basare su formazione, innovazione e orientamento al mercato, attingendo alle migliori tecnologie che la ricerca scientifica ci offre, testimoniando che produttività e rispetto dell’ambiente non sono in antitesi. Sono gli strumenti messi in campo a fare la differenza. Tra questi sicuramente ANGA pone grande attenzione al carbon farming e all’innovazione genetica, indispensabili per continuare ad essere competitivi e sostenibili, ma senza mai dimenticare l’ordinarietà delle problematiche di carattere economico e gestionale che le moderne aziende devono affrontare. Un costante lavoro di squadra che continueremo a portare avanti con l’obiettivo di portare nuova linfa al settore primario e far in modo che torni tale anche in termini di importanza per il legislatore e l’opinione pubblica, smarcandoci da scorciatoie e fake news che troppo spesso vengono associate al nostro comparto”.

Redazione Agenfood

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Agen Food è la nuova agenzia di stampa, formata da professionisti nel campo dell’informazione e della comunicazione, incentrata esclusivamente su temi relativi al food, all’industria agroalimentare e al suo indotto, all’enogastronomia e al connesso mondo del turismo.

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