(Agen Food) – Sanremo (Im), 03 dic. – di Olga Iembo – Dire che alimentazione…
Filippo Marmo, dai documentari all’Albero del Miele: apicoltori primi guardiani della natura, da noi un mondo anche di gusto, arte, archeologia da scoprire
(Agen Food) – San Rufo (Sa), 22 nov. – di Olga Iembo – Sentinelle dell’ambente e indispensabili alla vita dell’ecosistema perché responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta garantendo circa il 35% della produzione globale di cibo. Ce n’è abbastanza per mettere le api in cima alla classifica degli animali da proteggere, specie considerato che, come spiegato dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il 9,2% delle specie di api europee sono attualmente minacciate di estinzione.
La cura adeguata di questi indispensabili insetti impollinatori, invece, non è ancora sufficientemente attuata in Italia, dove l’Osservatorio Nazionale Miele ha contato nel 2022 72.020 apicoltori, di cui però ben 53.464 per autoconsumo (74%), e solo 18.556 che producono per il mercato (26%). Un mercato che infatti non è assolutamente sufficiente al fabbisogno nazionale e che offrirebbe ampi margini di miglioramento.
Ma c’è chi le api ha scelto di curarle per passione, un coinvolgimento pieno e totale con madre natura, un impegno civile per l’ambiente. E’ il caso di Filippo Marmo, oggi apicoltore e titolare de “L’Albero del Miele”, agriturismo nato appunto tutto attorno alle amate apette. La struttura dista solo pochi chilometri dai luoghi più incantevoli del Vallo di Diano e del Cilento, offrendo quindi l’occasione per un soggiorno turistico e sportivo molto ricco, ma L’Albero del Miele è già di per sé un’esperienza turistica, didattica, sensoriale a tutto tondo. E’ un bioparco aperto ai visitatori e ospita diverse zone relax immerse nel verde, un idromassaggio, una biopiscina, ruscelli e percorsi sensoriali. Ma è soprattutto una casa delle api – dove trovare quindi miele e prodotti biologici -, un rifugio dal quale questi magnifici insetti, al sicuro dalle tante minacce che pesano su di loro, possono svolgere il lavoro più vitale: impollinare. Filippo Marmo lo ha spiegato così ad Agen Food.
Marmo lei è anzitutto un apicoltore, come è nata questa passione, perché le api?
“E’ curioso ma la nascita di questa mia grande passione credo sia dipesa anche dalla ben nota ‘Ape Maia’. Il cartone animato descriveva e narrava di natura e insetti e mi ha dato un imprinting che mi porto fin da piccolo, l’amore smisurato per la natura. Infatti col tempo sono diventato un documentarista, regista di documentari naturalistici e turistici, specializzato in antropologia, e la mia vita è proseguita secondo questa direttrice. Poi sono diventato apicoltore dopo la proposta di un amico che durante un convegno sulla biodiversità mi suggerì di acquistare insieme un’azienda di apicoltori ormai anziani che stava chiudendo. L’idea mi piacque molto, per il fatto di rimanere a contatto con la natura e per il senso etico di fare qualcosa di utile per l’ambiente. Fui un po’ ingenuo perché pensavo che fosse tutto molto più facile, come ricordavo dall’esperienza di mio nonno che aveva delle api ma senza che la cosa gli comportasse grande sforzo perché loro facevano tutto da sè. Oggi, invece, i mutamenti naturali e climatici hanno complicato enormemente le cose, le api devono essere curate in mille modi e fare l’apicoltore è diventato molto più difficile, è quasi una missione”.
Quali sono le maggiori difficoltà ma anche le maggiori soddisfazioni in questa attività?
“La più grande soddisfazione è vedere le proprie api che producono il miele, quando si fanno nuovi sciami, quando si creano tutta una serie di prodotti che vengono dall’arnia, miele, polline, pan di polline, propoli. Quando durante la smielatura vedi il miele che entra nelle cisterne è una sensazione unica. Il miele è qualcosa di straordinario e non unico, ci sono tanti tipi diversi, ed è bellissimo, ad esempio, associarli ai diversi cibi; c’è un mondo tutto da scoprire e venendo al nostro agriturismo ci si può entrare appieno. Noi offriamo un’esperienza sensoriale a 360 gradi che fa scoprire tante cose inaspettate e sconosciute della natura, facendo anche apposite lezioni con degustazioni, ma poi ci sono i massaggi con il miele e l’api-terapia che è fortemente antinfiammatoria e benefica – fra le cose più apprezzate dai nostri ospiti -, e molto altro. Ecco, la gioia è fare tutte queste cose splendide in perfetta sinergia con la natura”.
La sua attività a San Rufo è stata una scelta “geograficamente” importante visto che la distribuzione delle aziende apistiche in Italia mostra un forte predominio delle regioni del Centro-Nord. A cosa è dovuto questo dato?
“La scelta del luogo in cui creare la nostra attività non poteva essere diversa. Noi siamo di qui e amiamo il nostro territorio. Credo, del resto, che ogni agricoltore parta appunto dalla disponibilità di un proprio terreno in cui fare questo bellissimo lavoro, e il legame con il territorio è forte e dominante per aziende come la nostra. Per molti altri fare miele è un’attività in cui prevale più l’aspetto commerciale, tant’è vero che a farlo in maniera più strutturata è l’apicoltore che pratica il nomadismo e quindi si sposta seguendo le fioriture, spostando le api perché vivano il più a lungo possibile le fioriture stesse che avvengono in tempi diversi in luoghi diversi. Quindi un apicoltore stanziale raccoglierà il miele per 15 giorni, ma quello nomade per un tempo anche triplo. La diversità fra le attività dipende più che altro da questo. Spesso poi l’attività apistica è correlata a quella agricola per via dei benefici dovuti all’impollinazione. E’ stato provato che avere un alveare in un frutteto consente di aumentare la produzione del 30% della produzione, con un aumento della pezzatura dei frutti. Quindi le aziende agricole si attrezzano in tal senso, anche affittando le arnie. Le api sono dei veri e propri eserciti di impollinatori, e scelgono su quali alberi concentrarsi generando una fecondazione di massa che poi produce tutti frutti ‘gemelli’ della stessa pezzatura, e oltretutto più dolci. Alcuni agricoltori infatti pongono proprio il simbolo dell’ape sui frutti per far capire che l’impollinazione è avvenuta tramite questi insetti preziosissimi perché questo è garanzia di bontà del frutto”.
L’amore e la cura delle api, poi, hanno alimentato un’idea più ampia che ha portato alla realizzazione di una sorta di oasi naturale a San Rufo. Ce la racconti…
“L’amore per le api ci ha dato l’idea di creare un posto particolare, L’Albero del Miele, in cui tutto è natura, c’è un filo che collega le varie attività che svolgiamo in cui il mondo delle api è dominante, quindi produzione di miele e di polline, massaggi con il miele nella casa delle api, la biopiscina in quanto fito-depurata dalle piante e quindi senza cloro o altri agenti chimici che sono dannosi per alcuni. Ma noi, essendo un’azienda BIO, non utilizziamo alcun fitofarmaco in tutte le nostre attività, la nostra è un’azienda con una precisa etica. Un’altra attività che abbiamo sviluppato è il laboratorio di liquori fatti con veri prodotti naturali, come ad esempio le bucce di limone o il finocchietto, l’alloro o la sambuca, perché non tutti sanno che molti di questi liquori nella grande distribuzione sono fatti in realtà con gli aromi naturali, cioè con gli estratti, e questo spiega anche i prezzi molto più bassi. E’ alquanto evidente che il prodotto artigianale garantisce un’altra qualità, e infatti l’apprezzamento dei nostri clienti ci gratifica molto. Il fiore all’occhiello resta la Casa delle Api, dove ci sono le nostre amate arnie, e dove l’aria è ricca di propoli volatile. Stiamo realizzando anche un’area per i camper, in modo da poter accogliere i tanti ospiti che transitano sulla Salerno-Reggio Calabria e vogliono fermarsi da noi. Presto avremo inoltre la Casa delle Farfalle, con cui creeremo un percorso molto adatto soprattutto ai più piccoli con cui sensibilizzare alla biodiversità e all’importanza degli impollinatori, per far loro vedere dal vivo il mondo straordinario di questi insetti così fondamentali”.
L’Albero del Miele, inoltre, vuol dire anche trovare altri prodotti biologici che raccontano ed esaltano il territorio, e avere l’opportunità di conoscere la sua storia, la sua cultura…
“I nostri prodotti raccontano anzitutto i vari tipi di miele, millefiori, castagno, acacia, polline, ma la nostra attività propone ed esalta tutto il territorio anche attraverso il lavoro di molti altri produttori locali che offrono ad esempio formaggi e salumi di altissima qualità. Un soggiorno qui significa un’esperienza appagante e completa: anzitutto significa vedere posti magnifici, montagne con sentieri da trekking stupendi come sul Cervati, o il borgo sospeso nel tempo di Roscigno Vecchio, o le splendide Grotte di Pertosa-Auletta, la suggestiva Fonte Battesimale di San Giovanni in Fonte antico battistero paleo-cristiano unico al mondo dove il pavimento è tutto sotto l’acqua che proviene da una fonte attiva che sta lì (ci sono solo altri due siti così, con una fonte attiva, e uno si trova a Gerusalemme). Insomma, qui la straordinaria bellezza di natura e archeologia abbonda, e si unisce a un patrimonio enogastronomico eccellente”.
Parliamo dello stato di salute del settore apistico in Italia, i dati Istat del 2020 mostrano che l’apicoltura italiana è in crescita, anche se ancora la domanda supera di molto l’offerta, costringendo il paese a importare oltre 26.000 tonnellate di miele all’anno, ma quanto all’export l’Italia come si comporta? E quali sono le maggiori criticità del settore?
“Lo stato di salute del nostro settore è in miglioramento. C’è un aumento degli apicoltori e ciò è dovuto molto all’attività delle associazioni apistiche. Molti si avvicinano a questa attività non solo in campagna ma addirittura anche in città. In Italia purtroppo si produce, secondo gli ultimi dati, solo il 30-47 % del fabbisogno nazionale, e ciò significa che una larga fetta di mercato viene coperta dai mieli stranieri. Ovviamente mi riferisco a vero miele, non quelli di melassa come ad esempio molti prodotti che arrivano dalla Cina. Il miele è vero e buono perché viene trasformato dalle api, e tutti gli antibiotici naturali sono introdotti dalle api, mentre una melassa, colorata in modo che sembri miele, non avrà mai gli effetti benefici di un prodotto autentico e genuino. Quanto all’esportazione, va da sé che non coprendo il nostro fabbisogno interno la situazione non è buona. Certo, c’è qualche produttore che riesce a portare il proprio prodotto all’estero, ma parliamo di quantità irrisorie. La verità è che i problemi in questo settore sono tanti. Non è un mondo facile, perché purtroppo bisogna combattere anche con difficoltà legate ai fitovirus, alle aggressioni da altri insetti – ad esempio una dura lotta è con le api asiatiche che distruggono le nostre, ma ci sono tanti altri insetti arrivati dall’estero che creano enormi problemi -, all’inquinamento, ai cambiamenti climatici. Quest’anno, ad esempio, abbiamo rischiato grosso proprio nel periodo primaverile, cioè nel boom della fioritura, perché le piogge abbondanti hanno messo in crisi l’approvvigionamento delle api che avrebbero potuto morire di fame, e non di rado noi apicoltori siamo costretti ad alimentare le api in modo alternativo. Bisogna fare molta attenzione perché il rischio è altissimo, si può perdere tutto ciò che si è investito. Le difficoltà sono tante, ma è l’amore per questo lavoro che spinge ad andare avanti”.
Parliamo anche di ricambio generazionale, qual è la situazione in questo senso?
“Questo è un mondo aperto ai giovani, che ha un forte bisogno di nuovi apicoltori. E’ fondamentale sicuramente la formazione, e far conoscere questo mondo per far sì che nuove leve siano attratte e sempre più convinte nell’avvicinarsi a questo mondo. Con l’associazione Assofia – Associazione Fiori e Api lavoriamo in tal senso. Ma di questo splendido mondo bisogna parlare, farlo vedere. Sarebbe bello ad esempio creare un ‘corridoio’ per le api attraverso le regioni, creando fioriture spontanee che darebbero anche bellezza dal punto di vista urbanistico. I giovani sono molto sensibili al mondo green in generale, e quindi penso che ci siano ottime possibilità di coinvolgerli, anche con iniziative particolari, perché le cose vadano verso il meglio”.
In Italia le misure attuative della programmazione 2023-2027 prevedono per il settore quasi 84 milioni di euro di investimenti, una parte dei quali stanziata dalla Politica Agricola Comune. Secondo lei si dovrebbe fare qualcosa di più e di diverso per tutelare e incentivare l’apicoltura?
“Riscontriamo sicuramente una maggiore sensibilizzazione alle problematiche del settore, anche perché se ne parla tanto, e le prime risposte stanno arrivando. Ma fino ad ora eravamo completamente abbandonati e c’è davvero tanto da fare, a cominciare dalla lotta ai prodotti esteri che non sono neppure vero miele ma proprio per questo hanno un costo così basso da rappresentare una vera concorrenza sleale, fino ai fondamentali contributi per le mancate produzioni che, con le stagioni così cambiate e le avversità metereologiche continue, non sono rare purtroppo. La speranza è che questi fondi verranno gestiti nel modo migliore. E’ indispensabile intervenire nel modo più efficace, perchè proteggere questo mondo degli impollinatori è indispensabile alla sopravvivenza dell’ecosistema e dell’agricoltura, e gli apicoltori sono i primi guardiani della natura”.